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Channel: Altezza Reale | Storia, cronaca e gossip sul gotha e dintorni » Gioielli Reali
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Dodici milioni di dollari per la "Peregrina"

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La celebre perla a goccia che nel 1969 Richard Burton regala ad Elizabeth Taylor ha cambiato ancora una volta proprietario. E c’è da scommettere la sua storia per certi versi misteriosa ha contribuito alla valutazione enorme e sorprendente.

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Maria Tudor seconda moglie di Filippo II

La perla enorme e perfetta, del peso di 223 carati e mezzo, forse viene da Panama dove sarebbe stata scoperta nel 1513, ma la sua presenza in Spagna è documentata con certezza solo a partire dalla metà del XVI secolo, quando viene offerta al re Filippo II (si, quello dell’Escurial, degli auto da fè e della Invincibile Armada); forse è stata stata indossata da Maria Tudor, seconda moglie del re morta nel 1558, mentre di certo ha ornato le vesti preziose di Elisabetta di Valois, terza sposa del sovrano spagnolo. Nei due secoli seguenti viene portata da re e regine di Spagna come attestano vari ritratti ufficiali e anche i racconti, per esempio quello della Grande Mademoiselle, cugina del Re Sole, che la nota sul cappello di Filippo IV.

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Margherita d’Austria moglie di Filippo III di Spagna

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ancora Margherita d’Austria sempre con indosso la “Peregrina”, da notare un fatto curioso, nel ritratto la regina è evidentemente incinta e non accade spesso che una sovrana sia dipinta con il pancione.

La “Peregrina” che non è un gioiello personale dei sovrani, ma fa parte del tesoro della Corona, esce dalla Spagna quasi certamente in epoca napoleonica. Giuseppe Bonaparte (fratello dell’Imperatore e re di Spagna dal 1808 al 1813) nel corso della sua permanenza a Madrid, molto probabilmente, intasca la perla ed altri gioielli insieme a diversi altri oggetti preziosi di suo gradimento. Qualche anno dopo la “Peregrina” è certamente nelle mani di Ortensia de’ Beauharnais, forse gli è arrivata attraverso la nuora Charlotte, figlia a sua volta di Giuseppe Bonaparte. Ortensia vende la perla per finanziare le attività politiche di un altro figlio, il futuro Napoleone III, infatti poco dopo viene notata in Inghilterra al collo della duchessa di Abercorn. Secondo la ricostruzione dello storico spagnolo Fernando Rayòn la perla dovrebbe essere stata acquistata dal gioielliere londinese Hennel, che nei primi anni del XX secolo la offre a re Alfonso XIII, ma questi ritiene non sia il caso di spendere 35 mila sterline. “La “Peregrina” potrebbe essere stata acquistata da un miliardario americano e poi l’unica certezza è la sua apparizione nella famosa asta del 1969 evento preceduto da un piccolo colpo di scena. Poco prima della vendita molto reclamizzata del magnifico gioiello, infatti la ex regina di Spagna Vittoria Eugenia, la quale vive in esilio a Losanna, convoca una conferenza stampa per annunciare al mondo che la sola, vera ed autentica “Peregrina” ce l’ha lei. Trattasi di un dono di nozze di re Alfonso XIII, che per la bella sposa inglese effettivamente non aveva badato a spese. E la discussione è chiusa. Vittoria Eugenia muore poco dopo e lascia la perla, insieme altri gioielli storici della famiglia, al figlio don Juan conte di Barcellona, il quale li passa a re Juan Carlos per la moglie Sofia. Ovviamente la Casa del Rey non ha commentato la vendita (in questi giorni ha altri problemi ma la perla appartenuta alla Taylor è in effetti una gemma oblunga, mentre quella della regina Sofia è più tondeggiante e, purtroppo per lei la “Peregrina” originale è abbondantemente ritratta al collo delle antenate di suo marito.

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Ma può una sovrana indossare un clone o un falso? Assolutamente no, infatti con ogni probabilità (e questa è la tesi più accreditata dagli esperti) la famiglia reale spagnola ha posseduto non una, ma due perle simili a forma di goccia, la “Peregrina” vera e propria e un’altra battezzata “perla di Carlo II”. Le gemme furono montate in un paio di orecchini per Maria Luisa di Parma, moglie di Carlo IV sovrano non particolarmente brillante, cacciato dagli eserciti napoleonici e famoso soprattutto per gli impietosi ritratti di Goya. Infatti nel 1878, quando la perla numero uno è già da tempo in possesso dei reali spagnoli, la regina Isabella II vende a Parigi una parte dei suoi gioielli e guarda caso nel catalogo dell’asta c’è proprio una “perla pera isolata montata al termine di un pendente di diamanti”. La gemma potrebbe essere rimasta invenduta o forse è stata riacquistata in seguito dai successivi sovrani spagnoli, Alfonso XII o Alfonso XIII che tentano di ricostituire il tesoro reale recuperando i gioielli storici dispersi a causa di molte sfortunate contingenze.

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La splendida Elizabeth esibisce subito il regalo del marito. Eccola nel film “Anna dei mille giorni” nel quale Richard Burtono interpreta Enrico VIII, mentre per lei c’è solo una piccolissima parte, giusto per fare presenza.

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La perla montata da Cartier per Elizabeth Taylor

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piccola precisazione, il post è nuovo, ma per problemi tecnici ho usato il “contenitore” di un vecchio post sulla “Peregrina”, quindi qui sotto trovate commenti datati 2009.

le foto provengono dal catalogo Christie’s e dal sito del Kunsthistoriche Museum di Vienna. un grazie di cuore a Claudio Brunetti che mi ha aiutata nella ricerca delle immagini.

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Lo zaffiro della regina di Romania

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Cartier2Qualche giorno fa mi è capitata fra le mani – o meglio sullo schermo del pc – questa foto. Naturalmente si tratta di un gioiello che conosco bene, in senso virtuale, sul quale ho letto parecchio e che è legato alla memoria di un personaggio straordinario, la regina Maria di Romania (1875-1938). Così, venendo meno alla promessa di un post sui diademi della regina dei Belgi (ma giuro che lo faccio, ho già messo tutte immagini in una cartella e non è che ci voglia una gran fatica, sono solo due) ho deciso di raccontare, a chi non la sapesse già, la storia di questo enorme e meraviglioso zaffiro. Anche perché gli zaffiri sono le mie pietre preferite.

Il 19 novembre 2003 nella sede della Christie’s a Ginevra viene venduto il più grosso zaffiro mai apparso in un’asta. Il venditore è misterioso – il catalogo parla vagamente di una “nobile famiglia europea”, l’acquirente anche. La cifra, come c’era da aspettarsi è da capogiro, quasi un milione e mezzo di dollari contro una stima che andava da 928 mila e 1 milione e 382 dollari, ma anche in questo caso, come sempre quando si parla di gioielli legati a grandi personaggi, nel conto c’entra anche la storia e l’aura della leggenda. In questo caso in effetti lo zaffiro taglio cuscino da 478.68 carati tenuto da tre griffe di diamanti e completato da un anello sempre in diamanti, è stato “in giro” solo per pochi anni (una quarantina in tutto) ma è appartenuto ad una delle donne più interessanti del XX secolo, una di quelle nipoti della regina Vittoria che dalla nonna ha ereditato la tempra di acciaio e anche una certa passione per il governo. Maria di Sassonia Coburgo-Gotha (o di Edimburgo poiché suo padre era duca di Edimburgo e anche di Sassonia Coburgo-Gotha) sposa giovanissima il principe ereditario di Romania, vive infelice per molti anni nella lontana e ancora un po’ selvaggia Bucarest, poi diventa regina e si trasforma nella madre del suo popolo che guiderà con coraggio durante la I Guerra mondiale. Grazie a lei, ai suoi contatti, alla sua abilità diplomatica, alla sua origine inglese ed alla passione per la Francia, la Romania al termine della Grande guerra è dalla parte dei vincitori e recupera parte del suo territorio, cioè tutta la Transilvania. I romeni le saranno per sempre grati, non la dimenticheranno mai e le perdoneranno qualche stravaganza, le infedeltà coniugali (non certe, ma altamente probabili), le pose teatrali e soprattutto la grande passione per i gioielli.

Ma torniamo allo zaffiro. La pietra, enorme e bellissima di un blu intenso e profondo viene da Ceylon, ma non si sa quando è stata scoperta. Nel 1913 compare per la prima volta nei registri della maison Cartier che la monta, insieme ad altri zaffiri, in un collier, ma poco dopo scoppia la guerra e il mondo, compresi i ricchi, hanno altro a cui pensare, quindi il gioiello rimane lì.  Nel 1919 Cartier ci riprova, ma la moda è cambiata, così il sontuoso zaffiro diventa il pendente di un lungo sautoir di diamanti formato da una serie di grossi motivi quadrati, legati fra loro da due maglie a losanga, ed in questa versione è presentato in una mostra a San Sebastian, cittadina balneare della costa basca, dove ha le sue abitudini anche la regina di Spagna. E’ noto che Vittoria Eugenia ama molto le lunghe collane, ne ha di perle, di brillanti ( i suoi famosi chaton), di acquemarine, e la maison Cartier che lo sa bene, essendo la sovrana una cliente fedele da anni, probabilmente ha pensato proprio a lei. In effetti lo zaffiro piace moltissimo alla regina, ma Alfonso XIII frena gli entusiasmi della moglie, la cifra richiesta è enorme (un milione e 275 mila franchi dell’epoca) e lui non può permettersi la spesa.

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Cartier rimette lo splendido zaffiro in cassaforte in attesa di tempi migliori che arrivano presto e sotto le sembianze del re di Romania, Ferdinando che adora la sua bellissima (e forse un po’ infedele) moglie e ha bisogno di ricostituire il tesoro di famiglia anche per ridare lustro alla monarchia uscita vittoriosa dalla guerra. La regina infatti non ha più gioielli perché all’inizio del conflitto ha avuto la pessima idea spedirli in Russia, dove, secondo lei, saranno al sicuro. Ovviamente spariscono e lei deve ricostituire il suo scrigno. Le perle arrivano con l’eredità materna, poi man mano Maria acquista anche i meravigliosi gioielli portati in salvo dalla sorella Vittoria Melita moglie del granduca Kyril uno dei cugini di Nicola II, miracolosamente sopravvissuta alla rivoluzione ed alla strage dei Romanov. Vittoria Melita è la nuora della granduchessa Wladimir che negli anni aveva messo insieme una collezione favolosa di cui fa parte anche un diadema in forma di kokosnik (il tradizionale copricapo delle contadine russe) in diamanti e zaffiri creato, guarda caso, da Cartier nel 1909. Il sautoir con l’enorme zaffiro sembra fatto apposta per completare la parure, un po’ vistosa è vero, ma che si adatta perfettamente allo stile di Maria.

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Immagine tratta dal sito Royal Magazine

L’acquisto viene deciso nel 1922 con pagamento a rate fino al 1924, ma Ferdinando, previdente, chiede di inserire una clausola che prevede la rescissione della vendita nel caso di rivoluzione. La regina di Romania ha splendidi occhi azzurri e indossa spesso gli zaffiri, che le donano in modo particolare, e con i suoi goielli preferiti si fa anche ritrarre da Laszlo. Alla morte sua morte, nel 1938, il collier con lo zaffiro, insieme ad altri gioielli, passa al nuovo re, il nipote Michele che, cacciato dalla Romania alla fine della II Guerra mondiale, riesce comunque a portarselo dietro.

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Il 10 giugno 1948 il sautoir appare al collo della principessa Anna di Borbone-Parma che sposa ad Atene l’ex re Michele. Lo zaffiro però è sparito. Anna porta un altro dei gioielli acquistati da Maria alla sorella Vittoria Melita, si tratta della tiara con le greche ancora oggi di proprietà della famiglia reale romena.

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Passano sedici anni e la sera del ballo che precede le nozze del re di Grecia Costantino la regina madre Frederika indossa una nuova collana  di perle e diamanti a cui è appeso uno zaffiro stranamente simile a quello di Cartier.

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Frederika porta lo zaffiro di Cartier e la tiara arrivata nella famiglia reale greca attraverso la suocera, la regina Sofia, sorella del kaiser Guglielmo II e moglie di Costantino I. Il diadema è riapparso di recente sulla testa di Marie Chantal la moglie di Paolo di Grecia.

La versione ufficiale dice che la pietra è stata venduta a Parigi (presumibilmente dall’ex re Michele) ed acquistata dal gioielliere Harry Winston il quale negli anni ’60 lo avrebbe venduto ad un collezionista greco che lo regala a Frederika, notoriamente appassionata di pietre preziose.

Lo zaffiro è rimasto nelle mani di Frederika fino alla sua morte nel 1981 o è stato venduto prima, al momento dell’esilio? E nel primo caso, quale dei suoi figli (Costantino, Sofia e Irene) lo ha ereditato e chi di loro lo ha venduto nel 2003? Ma prima di questo, è credibile la storia del greco che fa un regalo alla sua regina o forse è stata la stessa Frederika ad acquistare lo zaffiro al nipote (la madre di Michele è la sorella di re Paolo di Grecia) in serie difficoltà economiche?

Il mistero resta e la pietra è di nuovo sparita. Il diadema kokosnik di zaffiri e diamanti è stato ereditato dalla figlia di Maria, la principessa Ileana di Romania, ma non dovrebbe essere più in mano ai discendenti.

Altri zaffiri celebri sono qua e qua e anche qua

La storia della regina Maria di Romania (e anche quella di sua sorella Vittoria Melita) è nel mio libro 101 storie di regine e principesse che non ti hanno mai raccontato

Grazie come al solito a Claudio, lettore appassionato di gioielli, che mi ha aiutata nella ricerca delle immagini.

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altre due immagini della regina Maria con lo zaffiro e il diadema di Cartier, come dicevo è un po’ teatrale la signora…

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I diademi della regina del Belgio

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Scrivere un post sui gioielli della corona belga è facilissimo e anche brevissimo e contemporaneamente difficilissimo. Lo scrigno della regina del Belgio, specialmente se messo a confronto con quello delle sue colleghe e vicine, è fornito dello stretto indispensabile per una sovrana che un minimo di vita di rappresentanza la deve fare e, nonostante qualche dono e passaggio di proprietà, non è mai stato rifornito con nuovi preziosi. Inoltre un notevole quantità di gioielli, in particolare quelli appartenuti alla regina Astrid, è sparita nel nulla. Una situazione davvero insolita considerando le enormi ricchezze personali di re Leopoldo II, l’eredità sicuramente consistente della principessa Charlotte, moglie dell’arciduca Massimiliano d’Austria ed effimera imperatrice del Messico, e i lasciti delle varie sovrane.

La regina Paola possiede due soli diademi che vengono, uno, il più imponente, dalla suocera che non ha mai conosciuto, la mitica e sempre rimpianta Astrid e l’altro dalla nonna di suo marito, la regina Elisabetta nata principessa in Baviera (era la figlia di un fratello dell’imperatrice Elisabetta d’Austria).

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La bellissima Astrid con il diadema della “Nove province” nella sua versione originale

Arrivata giovane sposa alla corte di Bruxelles nel 1926, la bellissima Astrid di Svezia riceve in dono dal governo belga uno strano bandeau di diamanti, creazione del celebre gioielliere Van Bever. La fascia, una lunga greca che la principessa, seguendo la moda dell’epoca, porta sulla fronte, è sormontata da undici grossi diamanti – per un totale di 100 carati – che rappresentano le nove province del Belgio, più il Congo e la Casa reale. I solitari possono essere staccati e il diadema è trasformabile in collier. L’effetto non è dei più armoniosi e infatti qualche anno dopo Astrid fa aggiungere attorno ai diamanti dei motivi romboidali – anche questi amovibili – che danno a tutto l’insieme l’aspetto di una corona. A tutt’oggi è l’unico diadema “storico” della collezione reale ed è passato da Astrid a Fabiola cher lo usa il giorno delle nozze e poi durante i trent’anni del suo regno accanto a Baldovino per poi trasmetterlo, alla morte del marito nel 1993, alla nuova regina Paola.

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Astrid con il diadema senza gli undici brillanti

Nel frattempo, cioè fra la morte di Astrid nel 1935 e l’arrivo di Fabiola nel 1960, il diadema è stato spesso indossato dalla principessa di Rethy * e nove diamanti sono diventati l’ornamento di un massiccio collier d’oro creato da Van Cleef & Arples per la poco amata – dai belgi – seconda moglie di Leolpodo III. Liliane Beals, bellissima ed elegantissima, non solo prende il posto della indimenticata e sempre rimpianta Astrid, ma “consola” il re durante l’occupazione tedesca e i belgi non perdoneranno mai al loro sovrano di aver tradito la memoria dell’amata regina e di pensare agli affari di cuore con i nazisti in casa.

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Nove degli undici brillanti del diadema di Astrid montati in un collier per Lilian

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La regina Fabiola con il diadema di Astrid nella nuova versione

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Fabiola porta solo il bandeau

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Fabiola con il diadema completo che trattiene la mantilla bianca indossata dalle sovrane cattolice quando vengono ricevute in Vaticano

Il secondo diadema di Paola è un regalo del suocero per le nozze; si tratta di un altro bandeau geometrico, questa volta in puro stile art déco appartenuto alla regina Elisabetta, la moglie di Alberto I, e da lei regalato ad Astrid per la nascita del terzogenito Alberto. Successivamente è stato portato da Lilian de Réthy e infine è arrivato alla bella italiana. Per molti anni è stato l’unico gioiello veramente importante  della principessa di Liegi che, diventata regina nel 1993, ha continuato a portarlo con una certa frequenza. Nel 1999 la regina l’ha prestato alla principessa Mathilde per le nozze. Paola possiede altri gioielli di minore importanza provenienti dalla sua famiglia o arrivati in eredità alla morte di Leopoldo III.

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Paola all’epoca in cui era principessa di Liegi con il diadema-bandeau della regina Elisabetta

Il resto invece è sparito, nessuno sa che fine hanno fatto i gioielli della regina Astrid, il collier di smeraldi dono di Alberto I per la nascita dell’erede Baldovino e poi arrivato nelle mani di Lilian Baels, la parure di smeraldi regalo dei suoi genitori per le nozze, il collier di diamanti offerto dallo zio re di Svezia sempre per il matrimonio e un altro diadema regalo della città di Stoccolma.

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Ancora Paola, bellissima e giovanissima con il bandeau e sotto Mathilde il giorno delle nozze con il diadema della suocera.

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Stessa tocca al fantastico scrigno appartenuto alla principessa Charlotte, che sposando l’arciduca Massimiliano, si vede offrire meravigliosi gioielli. Dopo l’esecuzione del marito, l’ex imperatrice del Messico sprofonda nella follia e viene accolta in Belgio dal fratello Leopoldo il quale, probabilmente vende tutto per provvedere alle spese di mantenimento, questa la versione ufficiale, ma c’è anche chi dice che il re ha usato la fortuna della sorella per finanziare l’avventura coloniale in Congo. Lo storico Christophe Vachaudez autore di un interessante libro sui gioielli delle regine del Belgio (Bijoux des reines et principesses de Belgique ed. Racine) parla di un solo gioiello che sicuramente è appartenuto a Charlotte ed è stato successivamente venduto. Si tratta di un imponente devant de corsage - che si vede nel ritratto della principessa fatto da Wintherlater – ereditato dell’ultima regina d’Italia Maria Josè, pronipote di Charlotte, passato negli anni ’60 per la casa d’aste Christie’s.

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La regina Paola con il bandeau art déco e una parte del diadema di Astrid portato come collier de chien

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E questo nonostante la prima regina dei belgi, Louise d’Orléans la figlia dei re dei francesi Luigi Filippo, abbia lasciato alla sua morte nel 1950  1850 qualcosa come 293 gioielli fra cui parures complete di smeraldi, perle, diamanti, rubini e turchesi. Una generazione dopo nessuno di questi preziosi è ancora nelle collezioni reali. I gioielli di Charlotte, la sua unica figlia, vengono venduti, quelli ereditati dal conte di Fiandra spariscono in un furto e si perde le tracce anche della parte ereditata da re Leopoldo II. Una sorte simile tocca anche allo scrigno della seconda regina dei belgi, Henriette. Alla sua morte nel 1902 i gioielli vengono divisi fra tre figlie non amate e che lei aveva tentato di diseredare; la primogenita Louise è coperta di debiti e i creditori glieli sequestrano per venderli all’asta, Stéphanie (la sfortunata moglie dell’arciduca Rodolfo d’Austria) li conserverà fino alla’occupazione russa nel 1945, mentre con ogni probabilità qualcosa è ancora nelle mani dei discendenti di Clémentine che sposa il principe Napoleone, ultimo discendente di Gerolamo Bonaparte il fratello minore dell’Imperatore.

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Quando era ancora solo la principessa di Liegi, Paola porta spesso come diadema un piccolo collier di brillanti

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* questa notizia viene data per certa da Vachaudez, ma io non ho trovato nessuna foto di Lilian con il diadema di Astrid.

Claudio mio “fornitore” ufficiale di immagini, che ringrazio enormemente per l’aiuto, ha scovato questo collage

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Da Mary a Camilla, la Durbar Tiara

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L’11 dicembre 1911 a Delhi re Giorgio V è incoronato imperatore delle Indie e per l’occasione Garrard, il gioielliere di corte, realizza su richiesta della regina Mary un nuovo diadema, più importante e voluminoso di tutti quelli che la sovrana già possiede. Come noto la moglie di Giorgio V adora i gioielli, se ne adorna con grande abbondanza e non è mai sazia di parure e diademi.

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Questo gioiello, che ornerà la sua testa nel momento dell’incoronazione ad imperatrice delle Indie, è una vera e propria corona aperta che circonda per intero il capo, è imponente, ma molto eleganze fatto di archi e volute e nella parte centrale ha un’altezza di 15 centimetri. Il diadema, per la cui realizzazione Mary ha fornito tutte le pietre necessarie smontando un’altra tiara di Boucheron, ha una particolarità: la sezione centrale si può staccare e i motivi di diamanti che la compongono possono essere sostituiti con due grossi diamanti, uno a forma di goccia e l’altro a taglio cuscino, provenienti entramvi dal Cullinan, il più grosso diamante mai trovato in Sud Africa.

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Qualche anno dopo Mary farà fissare sulla sommità del diadema dei ganci ai quali attaccare dei grossi smeraldi a goccia provenienti dall’eredità di sua madre, la duchessa di Cambridge e indossa la sua Durbar Tiara in pendant con la sua splendida collezione di pietre verdi.

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Alla morte della regina Mary nel 1953, Elisabetta II eredita gli smeraldi, mentre il diadema finisce nella cassaforte, già ben fornita, della Queen Mum che lo porta una sola volta. Il sontuoso gioielli mal si adatta alle pettinature moderne, così sparisce e c’è anche ci pensa sia stato smontato. Ma Elisabetta non è tipo da vendere o smembrare i ricordi della sua famiglia, il diadema è semplicemente in attesa di una nuova proprietaria e infatti nel 2005 eccolo riapparire sulla testa di Camilla, neo duchessa di Cornovaglia. Anche in questo caso, come per la tiara Greville, la scelta della regina è attenta ed oculatissima, la tiara non è legata al ricordo di un personaggio recente e quindi nessuno si può offendere o gridare allo scandalo.

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Il diadema prende il suo nome dal Delhi Durbar cioè la “Corte di Delhi”,  un’assemblea che si svolgeva al Coronation Park di Delhi dove aveva luogo l’incoronazione del re e della regina del Regno Unito a imperatore e imperatrice d’India. Conosciuto anche col nome di Imperial Durbar, la cerimonia si tenuta tre volte nella storia dell’Impero Britannico: nel 1877, nel 1903 e nel 1911. Il Durbar del 1911 è l’unica cerimonia a cui presenziarono anche i sovrani. La regina Vittoria non ci pensò neanche di fare il viaggio fino in India, mentre suo figlio Edoardo VII aveva promesso di andare e invece poi alla fine spedì il fratello Arturo duca di Connaught. Edoardo VIII nel 1936 non fa in tempo neanche ad essere incoronato in Inghilterra, mentre nel caso di suo fratello Giorgio VI è la guerra a mandare a monte i progetti.

per le foto ringrazio ancora una volta Claudio, lettore appassionato di gioielli reali che mi offre sempre il suo aiuto per le ricerche.

ps nei prossimi giorni non riuscirò a collegarmi spesso, si parte, nel senso che trasloco e quindi sarò oltre che impegnata – purtroppo – anche per un paio di giorni senza connessione.

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Gioielli reali: i "chips" di nonna Mary

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Come noto la regina Elisabetta ha un piccolo vezzo da signora perbene. Alla spalla sinistra di abiti, giacche e cappotti porta sempre una spilla della sua immensa collezione. Il gioiello è scelto per accompagnarsi perfettamente come tono e colore sia all’abito che alla situazione e questa volta The Queen ha davvero superato se stessa. Per la più importante ed istituzionale fra le quattro giornate del suo Diamond Jubilee, la sovrana ha tirato fuori i gioielli della nonna, ovvero quelli che in famiglia vengono chiamati “Granny’s chips”, cioè il Cullinan III e il Cullinan IV. Pietruzze del peso rispettivamente di 94,40 carati e 63,60 carati, la prima tagliata goccia e l’altra a “cuscino”.
Impossibile non rimanere abbagliati da tale splendore portato con tanta nonchalance. Le due gigantesche pietre sono solo una infima parte del celebre Cullinan il più grande diamante grezzo mai scoperto, del peso complessivo di 3106 carati, cioè oltre 600 grammi. Il diamante porta il nome di sir Thomas Cullinan, proprietario della miniera sudafricana dove viene scoperto nel 1905. Acquistato dal governo del Transvaal per 750 mila dollari è offerto, per il suo sessantesimo compleanno, a re Edoardo VII, come omaggio al sovreano che ha favorito l’autonomia degli stati afrikaner. Spedire a Londra una pietra così grande e ormai celebre non è semplice, quindi viene allestito un convoglio armato che dovrà trasportare il prezioso carico. Ma, sorpresa, la cassaforte sulla nave è vuota, si tratta infatti di uno stratagemma usato per distrarre i malintenzionati. Il Cullinan infatti parte per la capitale dentro ad un semplice pacchetto postale raccomandato e affrancato con tre scellini. Nel 1908 il re affida il diamante ad Asscher’s Diamond CO. i più famosi tagliatori di Amsterdam che, dopo diverse prove, la rottura di una lama e molti mesi di lavoro, ottengono nove enormi pietre principali – identificate con numeri romani in successione da I a IX – e 96 piccoli brillanti e 9 carati di frammenti grezzi, con una perdita di peso del 65,25 per cento. Il Cullinan I e il Cullinan II sono formalmente donati a Edoardo VII il 21 novembre 1908 ed esposti nella Torre di Londra per due giorni, ma la maggior parte delle pietre viene lasciata ad Asscher come pagamento del lavoro svolto. Il re riacquista subito il Cullinan VI per regalarlo alla moglie la regina Alessandra, mentre il governo del Transvaal ricompra altri “frammenti” del Cullinan per regalarli nel 1911 alla nuova regina, Mary, moglie di Giorgio V il quale fra l’altro decide di far inserire il Cullinan I nel suo scettro. Il Cullinan II invece viene incastonato sulla fascia della “corona imperiale”. I Cullinan I e II comunque possono anche essere agganciati l’uno all’altro per essere indossati come pendente.

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Il Cullinan I o Great Star of Africa è una pera di 530,2 carati che orna lo scettro imperiale e può essere ancora oggi ammirato fra i gioielli della Corona britannica alla Torre di Londra. Il Cullinan II o Lesser Star of Africa, di soli 317,4 carati è un “cuscino” oggi incastonato sulla parte frontale della corona imperiale, anche questa conservata alla Torre di Londra. Il resto viene montato, smontato e indossato secondo l’estro del sovrano in carica e della sua signora. La nuora di Edoardo VII, Mary di Teck (che adora i gioielli vistosi ed in particolare i diamanti) nel suo primo ritratto ufficiale come regina, porta il Cullinan I e II come “devant de corsage” e così li indosserà spesso nelle occasioni importanti fra cui i matrimoni dei figli e della principessa Elisabetta. In occasione della incoronazione sua e del marito nel 1911, Mary fa inserire il Cullinan III in cima alla croce, e il Cullinan IV sulla fascia.

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In paragone ai primi due gli altri “pezzi” del Cullinan sono davvero poca cosa ed è per questo motivo che la regina Mary finisce con il chiamarli “chips”, schegge, nome con il quale sono familiarmente conosciuti ancora oggi.
La regina Mary che di gioie se ne intendeva, riesce, nel corso della sua vita, a concludere degli ottimi affari (anche approfittando serenamente delle tegole cadute sulla testa a parenti ed affini, vedi la Rivoluzione russa) e lascia a figli e nipoti alcuni pezzi assolutamente fuori dell’ordinario. Ad Elisabetta, la nipotina prediletta – la prima in assoluto – che una volta diventata principessa ereditaria prenderà sotto la sua ala protettiva per un corso sul campo di pratica reale, Mary offre diversi dei suoi gioielli preferiti come regalo di nozze. Fra questi la celebre “Granny’s tiara”, ovvero il diadema che la stessa Mary aveva ricevuto in occasione del matrimonio dalle nobildonne di Gran Bretagna ed Irlanda e naturalmente i “chips” del Cullinan. Infatti mentre il Cullinan I e II appartengono ai gioielli della Corona, il resto dei diamanti tagliati da questo straordinaria pietra fa parte della collezione personale della regina Elisabetta II.

In questi giorni del Giubileo la regina ha indossato anche un altro lascito della nonna Mary, i bellissimi orecchini con una grossa perla sormontata da un diamante.

I diamanti della regina Elisabetta II saranno in mostra dal 30 giugno al 7 ottobre (ad esclusione del periodo delle Olimpiadi cioè dal 9 al 30 luglio) a Buckingham Palace per l’esposizione tematica annuale “Diamonds: A Jubilee Celebration”, mentre alla Torre di Londra è possibile ammirare la nuova esposizione dei gioielli della corona.

Lo scettro imperiale con il Cullinan I

Lo scettro imperiale con il Cullinan I

Copyright foto: Getty Images, Zimbio

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Lussemburgo: cento anni di matrimoni e diademi

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CharlotteFelixLe nozze in generale rappresentano un momento speciale per tutti, ma per le monarchie sono anche qualcosa di più perché hanno il potere di rinvigorire vecchie tradizioni. Con tutto il loro sfarzo i royal wedding trasmettono nuova energia agli antichi rituali, mettono in mostra una sontuosità epica che risveglia emozioni. I militari in parata, l’abito della sposa, gli squilli delle trombe e gli hurrà della folla in giubilo incantano come una pioggia di stelle cadenti. Il romantico corteo di una sposa principesca, che si avvia verso il suo destino in una carrozza di cristallo tirata da cavalli, non ha altro riscontro al di fuori delle fiabe. Perché sia chiaro, le principesse, vere o acquisite, sono la materializzazione di Cenerentola, della Bella addormentata nel bosco, personaggi favolosi, sepolti nella memoria insieme all’infanzia che è confortante ritrovare nella realtà. E visto il momento di grande difficoltà e sinistra recessione oggi sognare, attraverso queste figure, è anche un po’ consolatorio e rassicurante.

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La più recente foto ufficiale dei fidanzati

Fatta questa – ispirata – premessa veniamo al dunque: fra venti giorni Guglielmo, granduca ereditario del Lussemburgo porterà all’altare la fidanzata, Stéphanie de Lannoy. Giovane, carina, intelligente, la futura sposa è nata in una solida famiglia dell’aristocrazia belga. Certo il loro non sarà un royal wedding sfolgorante e super mediatico, non verrà celebrato sotto il cielo azzurro pervinca della Costa Azzura, non avrà come sfondo il meraviglioso castello di Sans Souci a Postdam, ma l’attesa fra gli appassionati del genere – cioè noi – c’è. Anche perché dopo l’overdose di royal wedding dello scorso anno cominciavamo a sentire un po’ la mancanza di uno di questi romantici eventi che ci danno tanto da chiacchierare. E per entrare un po’ nel clima non c’è niente di meglio che ripercorrere un po’ di nozze lussemburghesi di ieri e dell’altro ieri.

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La granduchessa Charlotte si sposa nel 1919 quando è già sul trono, dopo la controversa abdicazione della sorella maggiore Adelaide. I tempi sono ancora quelli dei matrimoni fra pari grado e così il fortunato prescelto è, guarda caso, un cugino materno, il principe Felix di Borbone-Parma fratello minore della ex imperatrice Zita. Il giorno delle nozze Charlotte indossa per la prima volta l’imponente “diadema imperiale” del quale non è mai stata resa nota l’origine. Probabilmente, visto lo stile, potrebbe essere entrato nella collezione granducale nel 1844 quando la granduchessa Elisabetta Mikhaïlovna di Russia ha sposato il principe Adolfo duca sovrano di Nassau e futuro granduca del Lussemburgo, ma si tratta di congetture. La tiara, alta 17 centimetri e formata da oltre 1400 diamanti, è piuttosto pesante e per questo la granduchessa Joséphine-Charlotte – nuora di Charlotte – l’ha indossa solo raramente, a differenza della nuora Maria Teresa che, da quando ne è entrata in possesso, l’ha utilizzata spesso anche se con risultati non sempre esaltanti, come nel caso delle nozze svedesi del 2010. 

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Trentaquattro anni dopo un matrimonio unisce due dinastie vicine che fino a quel momento non si erano mai imparentate. Nel 1953 Joséphine-Charlotte del Belgio si unisce – molto controvoglia dicono i pettegolezzi – al granduca ereditario Jean del Lussemburgo. La sposa è la figlioccia della sua stessa suocera e come se non bastasse la sua bisnonna Maria Josè di Braganza è la sorella delle due nonne del suo futuro marito, Maria Antonia e Maria Pia di Braganza.

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Joséphine-Charlotte porta un abito molto romantico, un lungo velo e … due diademi, si due, entrambi splendidi. Nelle foto ufficiali la granduchessa ereditaria indossa una tiara di platino e brillanti creata da Henry Coosemans, regalo della Societé Générale de Belgique, una banca. Onde e palmette si rincorrono in questo gioiello elegantissimo e versatile perché la parte centrale – che contiene una pietra da 8,1 carati – può essere staccata e portata come spilla. 

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Il giorno della cerimonia Joséphine-Charlotte invece decide di utilizzare un altro regalo di nozze, uno splendido collier che si può trasformare in diadema. Realizzato da Van Cleef and Arpels con diamanti provenienti dal Congo belga; il collier-diadema è formato da una lunga serie di “baguettes” ed enormi brillanti. La scelta della giovane sposa dà il via ad una tradizione, una delle sue nuore Maria Teresa Mestre e poi le figlie Marie Astrid e Margaretha porteranno lo stesso gioiello. Stéphanie seguirà l’esempio della suocera?

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I due diademi, fra l’altro, sono ancora miracolosamente nelle casseforti della famiglia, perché nonostante la decisione – dopo la morte di Joséphine-Charlotte nel 2005 – di vendere gran parte dello scrigno della defunta per risolvere in modo indolore le questioni ereditarie, alla fine il granduca Henri, visti i commenti negativi dei lussemburghesi, ha fatto marcia indietro.

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Le nozze di Henri e Maria Teresa il 14 febbraio 1981, gli “sposi di San Valentino”. Lei porta un abito di Balmain e il diadema della suocera che nonostante le apparenze l’ha accolta malissimo e le farà la guerra. La granduchessa Joséphine-Charlotte avrebbe preferito una nuora proveniente da una famiglia reale o quanto meno dall’aristocrazia belga, Maria Teresa invece è borghesissima e la sua famiglia originaria di Cuba.  

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Missione compiuta invece con le due figlie che si trovano dei mariti nel ristretto giro dei royal. Marie-Astrid sposa nel febbraio del 1982 l’arciduca Carl-Christian d’Asburgo, uno dei numerosissimi nipote della ex imperatrice Zita. Anche per lei un abito molto romantico pieno di volants, in perfetto stile anni ’80, e soprattutto molto, molto accollato.

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Sei settimane dopo la sorella maggiore anche Margaretha va all’altare. Il suo neo marito è il principe Nicolas del Lichtenstein, figlio degli allora principi regnanti, Francesco Giuseppe e Gina.  

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Il collier-diadema delle spose lussemburghesi.

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L’ultimo figlio di Joséphine-Charlotte sposa invece una miliardaria con sangue reale. Sibylla Weiller è la nipote di un filantropo, mecenate e industriale francese il capitano Paul-Louis Weiller, personaggio mitico e, fra l’altro, anche eroe della Resistenza. Sua madre invece è donna Olimpia Torlonia dei principi di Civitella Cesi figlia di Alessandro Torlonia e della infanta Beatriz di Borbone, zia del re di Spagna. Fra i granduchi del Lussemburgo e la famiglia Weiller c’era già una vecchia amicizia - passavano le vacanze insieme nel Var – che questo matrimonio, celebrato a Versailles nel 1994, contribuisce a consolidare. Sibylla che indossa un abito di Valentino sceglie però di non portare il diadema.  

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Foto di gruppo per le nozze di Henri e Maria Teresa

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Foto di gruppo per Margaretha e Nicolas

 

 

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Nozze in Lussemburgo: il galà e i diademi

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Sfolgorante. Ecco si questo è l’aggettivo più indicato per definire la cena di gala che si è svolta la sera prima delle nozze. Mentre in Danimarca, Svezia e Norvegia le nozze pomeridiane prevedono un dress code da gran sera, con relativo sfoggio diademi e gli abiti lunghi, altrove – vedi in Benelux, Spagna e Inghilterra – i royal convolano di mattina con relativo sfoggio di cappelli e ballo o festa il giorno prima. Nel caso specifico delle nozze di Guillaume del Lussemburgo e Stéphanie de Lannoy la cena pre-wedding è stata particolarmente importante e tutte le signore invitate hanno tirato fuori dalla cassaforte i loro gioielli più belli. A qualcuna, meno fornita, sono venute in soccorso sorelle, cognate e suocere, ma alla fine il risultato è stato comunque splendido.

Ma andiamo con ordine, iniziando dalla sposa e dalla sua futura suocera. Entrambe in Elie Saab – abito quasi identico, un errore, una scelta precisa, lo stilistadopo tante commissioni reali non sapeva più che pesci prendere? – hanno sfoggiato due diademi che fanno parte del patrimonio familiare.

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La granduchessa Maria Teresa, madre dello sposo e padrona di casa, ha indossato un diadema di famiglia – non la sua, quella del marito – già visto in molte altre occasioni. Si tratta di un gioiello realizzato da Chaumet con perle e diamanti provenienti da un collier della granduchessa Charlotte, nonna di Henri, e può essere portato in diversi modi: come diadema con o senza perle, oppure sotto forma di “collier de chien”.  Tiara delle collezioni lussemburghesi anche Stéphanie, ma in questo caso si tratta di una classica composizione floreale che si addiceva molto sia al suo viso che alla pettinatura.   

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Alexandra del Lussemburgo, sorella dello sposo – e il giorno dopo damigella – ha utilizzato un piccolo diadema di brillanti, lo stesso che nel 2008 era stato prestato a Marie Christine d’Asburgo, figlia di Marie Astrid del Lussemburgo, ed anche questo proveniente dalla collezione granducale.

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Marie Astrid del Lussemburgo – sorella del granduca Henri, moglie dell’arciduca Carl-Christian di Asburgo e appunto madre di Marie Christine – ha abbinato questo elegante abito rosso fuoco ad una piccola tiara in brillanti e smeraldi appartenuta o comunque indossata dalla granduchessa Joséphine Charlotte.

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Rosso anche per l’altra sorella di Henri, la principessa Margaretha, moglie del principe Nickolaus del Lichtenstein, che porta una piccola fascia di acquamarine della collezione granducale.

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Il rosso decisamente è il colore favorito della signore lussemburghesi – che evidentemente non si sono consultate fra di loro – quella qui sotto è la contessa Diane de Nassau, seconda moglie di Jean, gemello di Margaretha e fratello minore del granduca Henri. Diane, nonostante la collezione dei Nassau sia assai ricca,  porta un diadema stranamente prestato dalla cognata Sybilla. Il motivo di questo prestito laterale? Mistero.

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C’è chi sostiene però che Diane non sia nelle grazie della granduchessa Maria Teresa la quale l’avrebbe quindi tenuta fuori dalla distribuzione delle tiare. Ad ogni modo il gioiello (qui sotto nella sua versione completa) è magnifico, si tratta di una tiara realizzata in uno stile tipico dell’Art Deco, quindi molto stilizzata, in una forma quasi architettonica, fatta di motivi geometrici e del tutto priva di volute e spirali, con pietre incastonate senza griffe. Due le ipotesi sull’origine di questo spettacolare diadema che è un regalo della famiglia Weiller a Sybilla quando ha sposato - nel 1994 a Versailles - il principe Guillaume del Lussemburgo, fratello minore di Henri. Il gioiello potrebbe essere stato acquistato per l’occasione, dai Weiller, Sybilla infatti è la nipote del ricchissimo e molto celebre comandante Paul Louis Weiller, miliardario, mecenate, collezionista, eroe della Resistenza francese. Ma non è escluso che sin tratti di un gioiello della famiglia materna. Olimpia Weiller è la figlia della infanta figlia Beatriz, moglie del principe Alessandro Torlonia principe di Civitella Cesi e a sua volta figlia di Alfonso XIII e della regina Vittoria Eugenia di Spagna. 

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Eccola Sybilla, bellissima, elegantissima, sempre molto chic e regale. Fra i suoi capelli c’è un diadema storico, composto da cerchi di brillanti all”interno dei quali sono appese delle gocce di acquamarina. Si tratta di un celebre gioiello appartenuto alla bisnonna e poi alla nonna la infanta Beatriz che lo ha fatto modificare notevolmente.

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Olimpia Torlonia, madre di Sybilla, si è sposata con questo diadema, privo però delle acquamarine.

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 Nella foto qui sopra, la regina Victoria Eugenia negli anni ’60 del Novecento, dietro a lei sulla sinistra Sofia di Grecia e sulla destra la figlia Beatriz con il diadema di acquamarine e un lungo collier in cui sono incastonate le stesse pietre. 

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La regina del Belgio (suo marito Alberto era fratello della granduchessa Joséphine-Charlotte) ha elegantemente riciclato un abito blu notte con puntini argentati già utilizzato una decina di anni fa. In testa una diadema storico, appartenuto alla nonna del marito, la regina Elisabetta. Si tratta di una piccola tiara geometrica la cui origine è molto incerta. Creata da Cartier o forse dal belga Altenloh è un regalo di re Alberto I del Belgio alla moglie Elisabetta in occasione delle loro nozze d’argento nel 1925; Elisabetta l’ha poi offerto ad Astrid per la nascita di Alberto, quindi Paola l’ha ricevuto in dono dal suocero, l’ex re Leopoldo III, in occasione delle nozze. Nel frattempo è stato portato anche dalla poco amata Lilian de Réthy, seconda moglie del re. I motivi del diadema, che può diventare un collier, sono delle E stilizzate in omaggio alla prima propietaria.

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Mathilde de Udekem d’Acoz l’ha portato il giorno delle sue nozze e anche la regina Paola lo indossa spesso, sia come diadema che nella versione collier.

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La duchessa di Brabante si è presentata alla cena di gala con un magnifico abito bluette. Fra i suoi capelli l’unico diadema che le appartiene in proprio. Si tratta di una piccola coroncina composta da una sequenza di foglie d’alloro di brillanti ed è un regalo fattole in occasione delle nozze nel 1999 dall’associazione della nobità belga.  Anche in questo caso il gioiello ha un doppio uso, diadema ma anche collier ed è in questa seconda versione che Mathilde l’ha portato a Londra per le nozze di William e Kate.

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Astrid del Belgio, con il marito l’arciduca Lorenz d’Austria-Este porta, come accade spesso, un diadema di proprietà della suocera l’arciduchessa Margherita, nata Savoia-Aosta, la quale lo ha ereditato dal padre Amedeo, duca d’Aosta.

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Claire del Belgio, moglie di Laurent figlio minore dei sovrani, è stata molto criticata per questo abito verde un po’ anni ’50 - certo che fra sorelle cognate si potevano coordinare meglio, o tutte in rosso o tutte in verde – mentre per quanto concerne la tiara anche qui mistero assoluto. Non è un gioiello familiare, non è la tiara delle nozze, c’è chi sostiene si tratti di un prestito frequente di qualche gioielliere visto che Claire l’ha indossata anche in altre occasioni.

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 S.A.R. la pricipessa Carolina di Hannover – anche nel sito del principato questo è il suo titolo perché lei è ancora la legittima consorte di Ernst August di Hannover - era a Lussemburgo in rappresentanza del fratello Alberto II. Fedelissima della maison Chanel, la principessa si affida ad occhi chiusi al mitico Karl e in effetti per l’abito scelto per la serata di gala è stupendo, complici anche i gioielli scelti per l’occasione. Fra i capelli Caroline porta un diadema realizzato da Cartier nel 1949 su commissione della nonna Charlotte che aveva fornito diamanti e perle.  I motivi di foglie e ghirlande sono costellati di brillanti e formano degli archi a cui sono appese nove perle a goccia. Il gioiello oggi è di proprietà di Alberto II, ma Carolina l’ha portato spesso.

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Come collier la principessa indossa un diadema trasformabile anche questo appartenuto alla nonna; si tratta di una fringe tiara, una tiara a frange, di gran moda alla fine del XIX secolo. Quasi tutte le famiglie reali e non possiedono un diadema di questo tipo, ispirato al copricapo tradizionale russo e diffuso dalle granduchesse Romanov. La fringe dei Grimaldi è stata un regalo di nozze fatto a Charlotte nel 1920 dal padre Luigi II di Monaco e oggi appartiene ad Alberto II.   

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Frige in versione tiara anche per Marie Chantal Miller – bellissima in Elie Saab ma lei con quel fisico si può metere tutto – ma il suo diadema è solo un prestito. Il gioiello appartiene alla figlia Marie Olympia ed è un regalo di nascita della nonna Miller. Marie Chantal ne ha l’uso fino a quando l’interessata che oggi ha 16 anni non sarà diventata adulta.  

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Anne Marie di Danimarca regina di Grecia, proprietaria – pro tempore – dei magnifici gioielli della dinastia ellenica, ha scelto di indossare in questa particolare occasione il diadema di sua nonna Margareth di Connaught, principessa erediataria di Svezia. E’ il famoso diadema del Khedivè che ha una storia molto romantica e la trovate qua

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Diadema storico anche per Mary di Danimarca che porta una parure ereditata dalla nonna di suo marito, la regina Ingrid, ma proveniente addirittuta dalla prima fidanzata di Napoleone, Désirée Clary, moglie del maresciallo Bernadotte poi re di Svezia. La regina Joséphine di Svezia, nuora di Désirée, ha poi regalato il diadema alla nipote Louise per le sue nozze con il futuro re Federico VIII di Danimarca. Louise l’ha offerto alla nuora Alexandrina moglie di Cristiano X che a sua volta l’ha passato ad Ingrid di Svezia, sposa di Federico IX. Ingrid, che porta in dote il resto della parure, farà ingrandire il diadema, uno dei suoi preferiti e  lascerà tutto l’insieme (comprensivo di spille, orecchini e collier) al nipote per la sua futura moglie. Mary a sua volta ha ulteriormente modificato il diadema e spesso porta separatamente i vari pezzi.

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Il leggerissimo diadema di Mette Marit - composto da 23 piccole margherite che hanno al centro un brillante e sono montate su una struttura di platino e oro giallo – è stato acquistato da re Harald V nel 2001 per essere offerto come dono di nozze alla futura nuora. Mette Marit infatti l’ha portato il giorno del matrimonio e poi molte altre volte in seguito. Con questo abito le dà un’aria molto anni ’20. 

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Il gioiello che dovrebbe essere del 1910 è apparso anche in un film, “Un marito ideale” tratto da una pièce di Oscar Wilde con Cate Blanchett e Ruppert Everet.

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Nonostate la famiglia reale svedese sia proprietaria di alcune straordinarie parure, la principessa ereditariaVictoria ha sorpreso tutti indossando un diadema nuovo. Forse è un regalo del marito per la nascita della loro bambina Estelle? 

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La bellissima Maxìma dei Paesi Bassi non finisce mai di sorprendere dopo – anzi prima – del fagiano, si è presentata alla cena di gala con un abito fiammeggiante oro e lamè argento e uno de più bei diademi della collezione reale, parte della fantastica parure di rubini creata dal parigino Mellerio nel 1888. Composta da un diadema, un collier, una spilla, un braccialetto, un “devant de corsage” e un ventaglio a cui la regina Giuliana aggiunse poi degli orecchini, è un regalo di re Guglielmo III alla giovane moglie Emma. La tiara che ha un grosso motivo centrale affiancato da altri due motivi più piccoli è stata spesso indossata dalla regina Guglielmina, figlia ed erede di Guglielmo III, e poi da Giuliana e Beatrice la quale però preferisce indossa separatamente i vistosi elementi.

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Margaretha principessa ereditaria di Romania – qui con il marito Radu – porta il diadema in stile greco della bisnonna, la regina Maria, nata principessa di Gran Bretagna. La regina lo acquista alla sorella Victoria Melita, moglie di un Romanov, rimasta senza risorse economiche dopo la fuga dalla Russia e qualche anno dopo lo regala alla nuora, Elena di Grecia, madre di re Michele e nonna di Margaretha. 

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Elena di Grecia regina di Romania con il figlio Michele

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Anna di Borbone Parma regina di Romania con il diadema stile greco. Anna è la figlia di René, uno dei fratelli di Felix nonno del granduca Henri.

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Il diadema indossato dalla regina Sonja è un regalo del principe di Galles, futuro re Edoardo VII, alla figlia Maud per le sue nozze, nel 1896, con il principe Carlo di Danimarca che nel 1905 diventerà re di Norvegia con il nome di Haakob VII. E’ una coroncina costituita da archetti incastonati di diamanti che sostengono tredici perle a forma di goccia. La parte centrale può essere staccata e portata come spilla.  Il gioiello, indossato salla principessa Martha Louise il giorno delle sue nozze, non è una proprietà della corona, ma appartiene al patrimonio privato dei sovrani e sopratutto non è l’originale, ma una copia identica. Nel 1995 il diadema di Maud è stato rubato nell’atelier dei celebri gioielleri Garrard di Londra a cui era stato affidato per una lucidatura. 

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Infine Sophie, contessa di Wessex – che secondo me è sempre più elegante e chic – ha indossato per la serata di gala un abito leggero e asimmetrico di Bruce Olfield (unico dubbio questo color terra) e una tiara probabilmente prestatale dalla regina. Si tratta di un gioiello non molto vistoso, formato da acquamarine e diamanti, regalato alla sovrana inglese durante una visita in Brasile.

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Londra, Buckingham Palace e i diamanti della regina

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Fa un certo effetto passare dallo splendore lussuoso delle stanze ufficiali a questo salone, tappezzato di nero e avvolto nella penombra. Ma lì nel buio quasi totale a parte le luci delle vetrine ed in religioso silenzio sono LORO i veri protagonisti assoluti. E lasciano senza fiato. Perché, al di là del valore intrinseco e decisamente incalcolabile, i diamanti di Elisabetta II simboleggiano il prestigio della nazione attraverso lo splendore dei suoi sovrani, da Giorgio IV lo stravagante Reggente (si proprio quello dello stile Regency di tanti quartieri londinesi) ad oggi. Il diamante, pietra perfetta, difficile da scalfire e preziosissima diventa così il simbolo tangibile della potenza, sono ornamento, ma anche asserzione di un’autorità che, a partire dalla regina Vittoria, non è solo puro e semplice esercizio di potere, ma anche sacro dovere.

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Per l’esposizione del giubileo – che sono riuscita a vedere, non mi sembra vero, ma ce l’ho fatta cinque giorni prima della chiusura – The Queen ha infatti tirato fuori dalla cassaforte reale alcuni pezzi emblematici che la rappresentano in quanto sovrana e nello stesso tempo sono legati in modo indissolubile a personaggi chiave della famiglia, dalla regina Vittoria a Mary la nonna della sovrana, severissima e austera, ma anche infaticabile accumulatrice di gioielli e soprattutto acquirente accorta in un’epoca in cui i Romanov in fuga e gli eredi dei regni cancellati dalla caduta dell’Impero tedesco vendevano i loro beni per due soldi.

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In mostra per la prima volta proprio nell’anno del giubileo di diamante durante la ormai tradizionale e molto attesa apertura estiva di Buckingham Palace, una raccolta di gioie personalissime e molto amate (in tutto c’erano qualcosa come 10 mila diamanti fra grandi, anzi enormi, e piccoli) dalla sovrana che però fanno anche parte dell’immaginario collettivo. Come il diadema delle “Girls” che, da qualche decennio, Elisabetta indossa nel ritratto riprodotto sulle banconote o il “diamond diadem” uno dei preferiti della regina Elisabetta.”Si tratta di un gioiello molto familiare – spiega la curatrice della mostra Caroline de Guitaut – creato per l’incoronazione di re Giorgio IV, nel 1821, è legato all’attuale sovrana, perché lei l’ha indossato nel percorso da Buckingham Palace all’abbazia di Westminster nel giorno dell’incoronazione, nel 1953, e lo indossa ogni anno all’apertura del Parlamento. È così familiare da comparire nei ritratti della regina e persino sui francobolli”.

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La parte del leone l’ha fatta ovviamente il celebre Cullinan con tre spille, il pendente di un collier e un anello nel quale è stata incastonata la più “piccola” (4.4 carati) delle nove pietre ricavate dal blocco originario. Ma anche per i diademi, il kokoshnik della regina Alexandra e la Delhi Durbar c’è una sola parola: S-T-U-P-E-N-D-I. Sono fatti per impressionare, riflettere la luce, abbagliare chiunque si trovi nelle vicinanze. Il diadema non è l’unico gioiello raro in esposizione: c’è anche la corona di diamanti appartenuta alla regina Vittoria, nonché la collana indossata per l’incoronazione dalla regina Alessandra nel 1901, dalla regina Mary nel 1911 e da Elizabeth, futura Queen Mum, nel 1937.

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Emozionante? Si, senza dubbio per la magnificenza, per la bellezza, per il fatto di poter guardare da vicino – si vabbè dietro ad una vetrina blindatissima – gioielli normalmente visti indosso alla regina**.  In più c’è sempre la suggestione di un palazzo che è la casa di Elisabetta II, dove lei vive e riceve gli invitati di riguardo visto che uno dei ruoli della sovrana è proprio quello dell’ospitalità che riveste una funzione diplomatica importante. Buckingham Palace è aperto – da venti anni esatti – solo poche settimane all’anno, ma un tour audioguidato nella dimora privata della regina, vale assolutamente la pena. Gli State Appartements sono non solo magnifici, ma anche facilissimamente riconoscibili da chi ama il genere “royal”. Insomma non dico che vi sentirete a casa, ma quasi.

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Il corridoio lungo il quale sono passati The Queen e James Bond nella celebre videoclip è quello tappezzato dai ritratti di famiglia (fra cui la tela di Winterhalter con la giovane regina Vittoria con Alberto e cinque dei loro figli visibile sulla destra), l’ingresso principale che ha fatto da sfondo a tante spose in procinto di scendere dalla loro carrozza nuziale, la scalinata con appesi al muro molti volti noti, Hannover e Sassonia Coburgo. E poi la sala da ballo, il salone del trono, famoso perché sfondo alle foto ufficiali con gli sposi reali, i mobili che evocano stili ed epoche, i regali degli ospiti celebri esposti con nonchalance sui tavoli e i trumeau, le sale ognuna in un colore diverso con oggetti e tappeti rigorosamente abbinati, uno sfarzo spesso esagerato che però non infastidisce. Dalla regina ci si aspetta questo, la regina deve essere regale. Ma il bello è che ovunque la sensazione è quella appunto di una casa vissuta e non di un museo congelato nel ricordo del passato glorioso. Qui ci si abita e quella, si quella là – indica la voce dell’audioguida – è la porta segreta che conduce agli appartamenti privati e grazie alla quale la regina può “materializzarsi” nel salone pieno di ospiti. Piccolo coup de theâtre di una anziana signora che, come ampiamente dimostra il video con Bond-Craig, ha anche un notevole senso dell’umorismo.     

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Volete saperne di più sui diamanti in mostra? Bene allora restate connessi, un post dedicato è in arrivo nei prossimi giorni, e mentre aspettate attesa la storia del Cullinan e dei “chips” di Mary è qua.

 * I gioielli della Corona – le “regalie” – sono sempre alla Torre di Londra con l’inevitabile contorno di turisti vocianti, corvi inquietanti e fila interminabile, il tutto a 18 sterline circa. Meritano una visita, ma preparatevi spiritualmente :)  

 ** persino l’esimio mio consorte si è entusiasmato e si che a lui i diamanti interessano quanto a me la Juve :)

NB Le immagini dei gioielli e delle stanze, purtroppo, sono solo quelle ufficiali, perché all’interno di Buckingham Palace è vietato fare foto e riprese video. Privacy e sicurezza prima di tutto e i custodi seminati in gran numero qua e là non transigono. Vietato anche tirare fuori dalla borsa il cellulare per leggere un sms. Le foto che seguono sono mie e si vede :)

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Mi piace arrivare da questo lato – venendo con la metro da Bayswater che è la fermata più vicina al nostro hotel. A Londra sono stata solo tre volte (la prima con la persona sbagliata quindi non conta) ma ho già preso delle abitudini e sono un po’ preoccupata, mi sta piacendo quasi più di Parigi.

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Bello anche con il tempo un po’ così… e più suggestivo chessò di Versailles per esempio (ommioddio che cosa sto scrivendo…?!?!) perché non è un museo, ma una casa.

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In formato very turista – giacca husky da battaglia che non trovavo più causa trasloco, borsa di Mary Poppins a tracolla che la mia amica Giulia disapprova con tutte le sue forze ma io trovo così pratica e soprattutto, dato il clima, impermeabile – e very happy!

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Il retro di Buckingham e il parco dove si svolgono i famosi garden party e che è in parte percorribile, dopo una immancabile sosta allo shop…

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Dopo l’omaggio alla regina questa è la mia attività preferita a Londra, dar da mangiare agli scoiattoli  (e in mancanza quando ci sono cani in giro, perché cani britannici sono cacciatori of course, anatre, papere, cigni e altri volatili)  i quali, ho scoperto, non amano né i croissant, né il pane che amorevolmente rubo ogni mattina al breakfast. Ok mi organizzerò con le noccioline. Avete idea se Ryanair fa passare la frutta secca nel bagaglio a mano ;)  ?

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La Oyster Card dello scorso anno non ce la siamo portata dietro perché credevamo fosse scaduta – e invece vale per sempre – così ne abbiamo fatta una nuova a Liverpool Station appena sbarcati dal trenino (trenino, mi raccomando, lasciate perdere i bus che ci mette un secolo) che avevamo preso a Stansted. Stupenda, vero? E’ appoggiata su un bicchiere di birra debitamente scolato perché, nonostante io beva solo acqua (e un po’ di vino, se buono e se c’è un’occasione speciale) a Londra mi accade di assumere liquidi praticamente solo sotto forma di birra. Aiuto….

Ho ancora un paio di foto da scaricare… bellissime :)

Ah ho scoperto di amare Londra oltre che per la presenza della regina, degli scoiattoli, dei parchi, anche per i musical. Questa volta siamo andati a vedere Mamma Mia e dal bellissimo teatro Ivor Novello a Covent Garden siamo usciti cantando e ballando. Non dico altro. 

nei link che qui sotto le foto ufficiali e alcuni video.  

http://www.royalcollection.org.uk/exhibitions/summer-opening-of-buckingham-palace-diamonds-a-jubilee-celebration

 http://www.youtube.com/watch?v=xNZ_DRahMSo&feature=related

 http://www.tmnews.it/web/sezioni/videonews/20120629_video_15413280.shtml

http://www.youtube.com/watch?v=jUH8hL3i_kM (per questo link ringrazio Laura) è un documentario della BBC e fa parte di una serie sui palazzi reali, molto interessante.

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Londra, Buckingham Palace e i diamanti della regina – II

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NPG x125851; Queen Elizabeth II

Vedere da vicino una parte – significativa – dei diamanti della collezione privata di Elisabetta II * è stato emozionante e non solo per l’incalcolabile valore delle pietre e il loro inarrivabile splendore, ma anche per le storie che ognuno di loro racconta. Eccone una selezione.

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Victoria ritratta da Winterhalter nel 1859 con indosso la fringe brooch completa

Victoria’s Diamond Fringe Brooch

Questa spilla era la parte centrale di un “ornement de corsage” creato da Garrard (secondo un modello molto in voga negli anni ’50 dell’Ottocento) a partire da alcune pietre prelevate da un impressionante gioiello offerto nel 1856 alla regina Vittoria da Abdul Med sultano di Turchia in occasione del trattato che pone fine alla guerra di Crimea. Ad un grosso diamante taglio “cuscino” circondato da piccoli brillanti e da un secondo giro di 12 grossi brillanti in fiore centrale il gioielliere di fiducia della casa reale sospende nove lunghe frange sempre di diamanti, poi aggiunge – ai due lati del fiore – due lunghe “catene” ancora di diamanti bordate a cui sono attaccate altre frange realizzate con le stesse pietre. La spilla veniva puntata nella parte centrale del corsetto, mentre le catene arrivavano a decorare il décolleté fino alle spalle. Ma all’epoca era decisamente raro che un gioiello restasse identico nel corso degli anni; anche chi poteva permettersi di acquistarne di nuovi, spesso faceva modificare quelli già in suo possesso, magari cambiando le montature e aggiungendo dei dettagli per adattarli alla moda ed allo stile degli abiti in continua evoluzione. E anche questo sontuoso “ornement” non sfugge al suo destino perché le crinoline sono passate di moda e i “corsage” hanno forme molto diverse. Inoltre la regina Vittoria, in gramaglie strette dalla morte dell’amato Alberto nel 1861, indossa solo gioielli cosiddetti “da lutto” e questo è davvero troppo vistoso. Così quando c’è bisogno di recuperare dei brillanti per fabbricare ex novo una coroncina le frange vengono sacrificate. La parte centrale però resta intatta e passa alla nuora di Vittoria, la regina Alexandra e poi a Mary, quindi a Elisabetta la Queen Mum che la indossa nel 1953 il giorno dell’incoronazione della figlia. Alla morte di Queen Mum nel 2002 la Victoria’s Diamond Fringe Brooch arriva nelle mani di Elisabetta II che la porta per la prima volta, non a caso, in occasione di un banchetto offerto al presidente della Turchia.

Mum-fringe

La regina Elisabetta fotografata da Beaton con la fringe brooch

Fringe 

la fringe brooch

Victoria 

Queen Victoria’s Small Diamond Crown

Dopo dieci anni di lutto stretto, solitudine e isolamento, Vittoria si fa convincere a riapparire in pubblico nelle vesti e con tutto lo splendore di una sovrana. La regina però non abbandona gli abiti neri, li rende solo un po’ meno lugubri, aggiunge qualche pizzo, si mette in testa un velo bianco da vedova ed è disponibile a pararsi di qualche gioiello, il collier dell’incoronazione e una corona, molto regale, ma anche molto piccola e leggera. Purtroppo però nella sua cassaforte privata di piccole corone non ce ne sono, perché quella della regina Charlotte, sua nonna moglie di Giorgio III, dopo anni di battaglie legali, è stata restituita allo zio re di Hannover. Vittoria quindi ne ordina una nuova al solito Garrard a cui affida i diamanti provenienti da altri gioielli fra cui, appunto, le “frange”. La coroncina diventerà famosa perché è con essa che Vittoria appare nei francobolli e in molte immagini ufficiali della seconda parte del suo regno. Con 1187 diamanti incastonati in una armatura d’argento Garrard crea un gioiello piccolo – meno di 10 cm di diametro – leggero ed elegante, decorato con i simbolici araldici dei re inglesi.  La regina lo indossa per la prima volta il 9 febbraio 1871 per l’apertura del Parlamento e poi in molte altre occasioni, fra cui i suoi giubilei. Poi sarà utilizzata dalla regina Alexandra e dalla regina Mary, ma alla fine degli anni ’30 Giorgio VI la fa trasferire alla Torre di Londra insieme ai gioielli dell’incoronazione, benché non sia mai stata usata per questa cerimonia.

GiubileoOro

Victoria nella foto ufficiale del suo giubileo d’oro del 1887

BlueAlix

La regina Alexandra con la piccola corona della suocera 

CoronationNecklaceVictoria

Coronation Necklace and Earrings

Il collier dell’incoronazione, uno dei più celebri della collezione reale, deve anch’esso la sua nascita al fatto che nel 1857 Vittoria è costretta a restituire allo zio tutta l’eredità legata al regno di Hannover. Se ne vanno anche tutti i diamanti della nonna Charlotte e quindi la regina per “consolarsi” della perdita si fa realizzare un nuovo collier con le pietre smontate da alcune decorazioni e armi dello zio Giorgio IV. Le gocce, quella centrale e le due degli orecchini (che sono montante in platino, mentre i diamanti del collier hanno una montatura di argento) invece vengono da un gioiello indiano appartenente al mahraja del Punjab. Ai tempi di Vittoria il collier era lievemente più lungo, ma a Elisabetta II piacciono i girocollo e così lo ha fatto accorciare, oggi è composto da “solo” 25 enormi diamanti (i nove centrali vanno da 8,25 a 11,25 carati) più la goccia. Non è un gioiello personale della regina, ma appartiene alla collezione reale.  

CoronationNecklace

Il collier dell’incoronazione e gli orecchini

 

Koko1

Queen Alexandra’s Kokoshnik

Nell’Ottocento dalla sfarzosa corte degli zar sono arriva la moda dei diademi a forma di kokoshnik che sarebbe il copricapo a forma di aureola delle contadine russe. La principessa di Galles, futura regina Alexandra, adora quello della sorella la zarina Maria e quando nel 1888 le signore dell’altra aristocrazia britannica decidono di farle un dono in occasione delle sue nozze d’argento, lei sceglie proprio questo modello. La Queen Alexandra’s Kokoshnik Tiara è composta da 488 diamanti che il gioielliere di corte Garrard monta su 61 “barette” di platino che da quella centrale leggermente più alta scendono a gradazione da una parte e dall’altra. L’effetto è quello di un’unica striscia di luce che incorona la testa brillando quasi di luce propria. Alexandra lo porta leggermente aperto, Mary che lo eredita alla morte della suocera lo ritrasforma in aureola. La tiara passa poi a Elisabetta che lo indossa spesso ad esempio nella foto ufficiale del suo giubileo d’oro nel 2002.

Girls

Girls of Great Britain and Ireland Tiara

Quando il duca di Clarence, figlio maggiore del principe di Galles, muore improvvisamente Mary di Teck vede sfumare la sua speranza di diventare regina, ma qualche mese dopo è il fratello minore nuovo erede in seconda a farsi avanti e nonostante le lacrime appena asciugate la proposta viene subito accolta con entusiasmo. I due si sposano il 9 luglio 1893 e proprio grazie ai doni di nozze la giovane principessa inizia quella che diventerà la collezione di diamanti più celebre e ricca della casa reale inglese. Mary riceve in tutto 88 gioielli, cioè 26 braccialetti, 44 spille, 15 collier e 3 diademi fra cui quello delle “ragazze inglesi”. In vista del matrimonio reale infatti lady Eva Greville si fa promotrice di un comitato il cui scopo è raccogliere dei fondi da destinare all’acquisto di un gioiello per la futura regina. La cifra messa insieme è ragguardevole, ma delle 4600 sterline ne vengono spese solo 1600 e il resto, per decisione della stessa Mary, è devoluto alle vedove e agli orfani dei marinai morti in un naufragio di una nave della flotta inglese. Anche puntando al risparmio il diadema scelto nell’atelier di Garrard è davvero stupendo con i suoi festoni di diamanti sormontati da 13 grosse perle a goccia e la base costituita da un bandeau a losanghe. Nel 1914 Mary fa togliere le perle (che vengono usate per la Lover’s Knot Tiara prestata negli anni ’80 del Novecento a Diana) e le sostituisce con altrettanti grossi brillanti. La regina, che adora i gioielli, ha l’occhio esperto, senza le perle sulla sommità la tiara delle Girls è molto più elegante e leggera. Sempre in quegli anni inoltre la sovrana fa staccare il bandeau che può così essere portato separatamente. Nel 1947 l’anziana sovrana regala il suo diadema preferito alla nipote in occasione delle nozze, ma dimentica di dirle che base e tiara fanno parte dello stesso gioiello così rimangono separati, anche nell’esposizione dei doni di nozze. Elisabetta non ha mai nascosto la sua passione per il diadema di Granny, così leggero ed elegante, e lo porta spesso. Nel 1969 il bandeau viene definitivamente fissato alla base e la tiara torna nella sua forma originaria. Il diadema delle Girls è strettamente legato all’immagine di Elisabetta II che non solo lo indossa spesso, ma è quello con cui è stata ritratta sulle banconote e su alcune monete.

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Mary con la tiara delle “Girls” nella sua versione originale

MaryGirls 

La tiara chiusa a coroncina

I gioielli – ed in particolare i diamanti – giocano un ruolo determinante dell’affermazione dell’immagine pubblica di Mary, duchessa di York, poi principessa di Galles e infine nel 1910 regina consorte di Giorgio V. Mary non solo apprezza enormemente le pietre, ma diventa una esperta della materia e soprattutto capisce in fretta l’importante del loro ruolo cerimoniale nella vita della monarchia. I diamanti rappresentano lo splendore della dinastia e di conseguenza del regno.

Alla sua prima apertura del Parlamento come regina – nel febbraio del 1911 – indossa uno dietro l’altro i Cullinan I, II, III e IV. Sono tutte pietre enormi, ma le prime due davvero immense e finiranno con essere incastonate nelle “regalia”, lo scettro e la corona dell’incoronazione. Due anni dopo, tanto per far capire al poco simpatico kaiser Guglielmo II – cugino di Giorgio V – che l’Inghilterra è sempre una grande nazione, Mary invitata alle nozze di Victoria Luisa di Prussia si presenta a Berlino parata con sette Cullinan (il I e il II ormai sono alla Torre di Londra), il collier dell’incoronazione e il Diamond Diadem.   

Mary1911

Mary nel 1911 con i Cullinan I, II, III e IV

 I Cullinan

Dal Cullinan, l’enorme diamante da 3106 carati trovato in Sudafrica nel 1905, gli Asscher, celebre dinastia di tagliatori, ricavano in tutto nove pietre che vengono identificate con i numeri romani. I due pezzi più spettacolari, i Cullinan I e II (530 carati dal taglio a goccia e 317 dal taglio a cuscino) sono incastonati rispettivamente nello scettro e sul bandeau della corona che Elisabetta indossa ogni anno all’apertura del Parlamento, gli altri sono divisi su vari gioielli. Il Cullinan III e il Cullinan IV oggi sono una spilla – che Elisabetta ha indossato il 5 giugno per il Te Deum del Giubileo – ma la regina Mary la precedente proprietaria li ha portati sia sulla Delhi Durbar Tiara che come pendenti di una collana e devant de corsage. Gli altri sono variamente distribuiti.

CullinanV

Il Cullinan V

Il Cullinan V è un cuore da 18,8 carati incastonato al centro di una spilla in platino circondato da una raggiera di platino a sua volta chiusa da una corona di brillanti. La montatura del Cullinan V è molto versatile e insieme al Cullinan VIII, un diamante tagliato a cuscino del peso di 6,8 carati sempre montato in platino con raggi e brillanti di contorno, fa parte originariamente dell’enorme “devant de corsage” o “stomacher” realizzato per Mary con gli smeraldi Cambridge. Nel 1925 la moglie di Giorgio V eredita dalla suocera, la regina madre Alexandra, il Cullinan VI una magnifica “marquise” del peso di 11,5 carati che diventa il pendente del Cullinan VIII. Nel gruppo c’è anche un’altra “marquise” più piccola, il Cullinan VII che pesa “solo” 8,8 carati e diventa il pendente del collier di diamanti e smeraldi Cambridge. Per finire il Cullinan IX dal taglio a goccia per 4,4 carati finisce in un anello, montato nel 1911 per la regina Mary.

Cullinan

I Cullinan III, IV e VII

Quando nel 1910 muore, a soli 40 anni, Francis di Teck uno dei fratelli di Mary i parenti ed in particolare la sorella regina, scoprono con enorme sgomento che il defunto ha lasciato  all’amante, la contessa di Kilmorey tutti gli smeraldi ereditati dalla madre. Mary Adelaide di Teck era la figlia di Adolfo duca di Cambridge a sua volta ultimogenito di re Giorgio III, il nonno della regina Vittoria. Scandalo e disappunto, le pietre sono davvero splendide ed hanno un grande valore affettivo. La neo sovrana, che già possiede diversi gioielli della madre e della prozia duchessa di Gloucester, è particolarmente legata a questi preziosi ricordi della “vecchia” famiglia reale. Quindi essendo una donna tenace, soprattutto quando si tratta di mettere le mani su dei gioielli, Mary avvia delle trattative che durano mesi, ma alla fine gli smeraldi sono suoi e li affida a Garrard il quale realizza, in vista del Delhi Durbar, una bellissima parure composta da diadema, collier e corsage. 

Mary-Durbar

Delhi Durbar Tiara

Il Delhi Durbar – in pratica l’incoronazione dei sovrani a imperatori delle Indie – è l’occasione perfetta per ordinare un’altra splendida tiara che non deve assolutamente far sfigurare la regina-imperatrice davanti allo scintillio delle gemme delle maharani. Così nel 1911 il gioielliere di fiducia della casa reale crea un diadema che è quasi una corona, un cerchio chiuso alto quasi 15 cm e composta da volute tempestate di diamanti a forma di lira e di S, unite da festoni. Per completare l’opera sulla cima del diadema vengono montate alcune gocce di smeraldo della famosa eredità Cambridge. Undici anni dopo gli smeraldi vengono eliminati e la regina prende l’abitudine di usarli – in alternanza con le perle – sulla tiara che ha acquistato dalla granduchessa Maria Vladmirovna Romanov. Ma così la Delhi Durbar doveva sembrare troppo “semplice” alla regina che ci fa aggiungere il Cullinan III sulla sommità e il Cullinan IV nella parte centrale. Nel 1946 Mary presta la tiara alla nuora Elisabetta moglie di Giorgio VI, in occasione del viaggio in Sud Africa, e a lei rimane; alla sua morte del 2002 Elisabetta II eredita anche questo diadema e nel 2005 lo presta alla duchessa di Cornovaglia. 

Della parure fanno parte anche il Delhi Durbar Necklace formato da 8 smeraldi cabochon, sempre della serie Cambridge, sei grossi brillanti e 94 piccoli e l’impressionante Delhi Durbar Stomacher composto da sette smeraldi Cambridge (sei cabochon e una enorme goccia) più le due spille con i Cullinan V e VIII.

Nel corso della sua lunga vita Mary riesce a mettere insieme una collezione impressionante anche facendo qualche buon affare. Gli anni sono propizi, i Romanov in fuga dalla Russia rivoluzionaria svendono quello che sono riusciti a portarsi dietro e la regina acquista diversi oggetti preziosi. Altri li fa confezionare ex novo, modificando gioielli di sua proprietà o ereditati dalla suocera o dalla nonna del marito, per seguire le mode e le tendenze dell’epoca. Di tutto questo la regina tiene accuratamente nota catalogando – e facendo fotografare – le sue proprietà e scrivendo passaggi e modifiche effettuate. Appassionata ma non gelosa, Mary sarà molto generosa con le nuore, a cui offrirà parte del suo preziosissimo scrigno, e con la nipote futura regina destinataria dei gioielli storici. 

Mary1

Il Delhi Durbar Tiara con i Cullinan III e IV

DelhiDurbar

Il Delhi Durbar Tiara indossato dalla duchessa di Cornovaglia

Greville

Greville chandelier earrings

Questi orecchini in stile déco sono stati realizzati da Cartier per lady Margaret Greville nel 1929 la quale li lascia in eredità (insieme alla tiara, a due splendidi collier e a molti altri gioielli) alla regina Elisabetta, moglie di Giorgio VI e madre dell’attuale sovrana. Nel 1947 la futura Queen Mum li offre alla figlia come regalo di nozze e da allora Elisabetta li ha indossati spesso. Imponenti e magnifici questi orecchini a “chandelier” sono formati da diamanti di tutte le forme e tagli: brillante, pera, baguette, princesse, trapezio, mezzaluna, smeraldo.

 Greville peardrop earrings

Anche queste due straordinarie gocce di diamante, sospese a diamanti di taglio triangolare e smeraldo, vengono dall’atelier parigino di Cartier e fanno parte dell’eredità Greville. Le gocce pesano rispettivamente 20,66 e 20,26 carati e alla morte di Queen Mum sono stati ereditati da Elisabetta II. 

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Williamson Pink Diamond

Al centro di questa giunchiglia di brillanti creata da Cartier nel 1953 c’è quello che viene considerato uno dei più bei diamanti rosa esistenti al mondo. Si tratta di una gemma del peso di 26,3 carati ed è un dono del geologo canadese John Williamson – proprietario della miniera Mwadui in Tanganika – alla principessa Elisabetta per le sue nozze nel 1947. Il fiore è formato da diamanti taglio brillante, baguette e marquise.

EII-spilla

* in mostra l’estate scorsa a Buckingham Palace nell’ambito delle celebrazioni per il Giubileo di Diamante di Elisabetta II.

Qui il video ufficiale dell’esposizione, qua invece la presentazione alla stampa

QueenMaryCullinans

Fonti:

H. Roberts The Diamonds Queen’s Royal Collection Pubblication, Londra 2012

L. Field The Queen’s Jewels Harry n. Abrams, New York 1987

Copyright foto: The Royal Collection

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Il mistero del diadema scomparso

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Prince Hugo Carlos of Bourbon-Parma Wedding

Come mai le spose Borbone-Parma dell’ultima generazione hanno indossato tiare della collezione olandese? Il legame strettissimo con gli Orange non basta a spiegare questa scelta. Il fatto è che lo splendido diadema delle duchesse di Parma e Piacenza è sparito. Si proprio sparito, scomparso, volatilizzato senza lasciare tracce nonostante fosse apparentemente ben custodito nella cassaforte di uno studio notarile parigino. Il gioiello oltre che splendido aveva anche un notevole valore storico-sentimentale perché viene, in parte se non tutto, dalla duchessa di Angoulême, nuora di Carlo x, che altri non sarebbe se non la sfortunata Maria Teresa di Borbone unica figlia sopravvissuta di Luigi xvi e Maria Antonietta. Maria Teresa, che non ha eredi, morendo lascia tutti i suoi beni al nipote il conte di Chambord, quello che i legittimisti chiamano Enrico v, figlio postumo del duca di Berry primogenito di Carlo x. Sposato con una Asburgo il conte di Chambord non avrà discendenti e quindi tutto il suo enorme patrimonio passa ai figli della sorella duchessa di Parma. L’imponente diadema della duchessa di Angoulême però, secondo il giornalista e grande esperto di gioielli reali Vincent Meylan, non sopravvive intatto a tutti questi passaggi. Meylan fa riferimento a una prova iconografica più che certa: il grande ritratto in cui Maria Teresa (conservato al castello di Versailles) indossa un diadema enorme che però non è quello sparito. “Nei diari della contessa di Chambord – spiega Meylan – è chiaramente indicato che i diamanti vengono smontati per essere offerti in dono di nozze alla prima e poi alla seconda moglie del nipote Roberto di Borbone duca di Parma”. La seconda consorte del duca di Parma, Maria Antonia di Braganza (futura madre, fra gli altri, dell’imperatrice Zita, del principe Felix e del principe Sisto) riceve cinque delle pietre del diadema originario e molto probabilmente, verso la fine del XIX secolo, le fa montare, insieme ad altre di minor valore, dal gioielliere della corte viennese, Kochert. Niente di strano in questa scelta: i Borbone-Parma infatti risiedono sei mesi dell’anno in Austria nella loro proprietà di Schwarzau.

DiademaParmarubato

DiademaParma3

Il diadema viene probabilmente indossato dalla duchessa Maria Antonia in occasione del matrimonio della figlia Zita con l’arciduca Karl e poi finisce chiuso in una cassaforte fino al giorno in cui il nipote Carlo Ugo, figlio del principe Saverio duca di Parma, sposa la principessa Irene dei Paesi Bassi. Nozze perfette dal punto di vista dinastico, ma molto osteggiate dagli Orange-Nassau che non prendono bene la conversione al cattolicesimo della principessa, all’epoca seconda nella linea di successione, e la sua scelta di impegnarsi nel movimento carlista di cui il fidanzato è leader indiscusso. Al matrimonio celebrato a Roma la famiglia della sposa non si fa vedere e ci vorrà la nascita del primo figlio per ricucire i legami e far apprezzare ai reali olandesi questo Borbone-Parma che è anche una persona particolarmente amabile, colta e intelligente. Tanto che nonostante l’unione finisca con un divorzio la regina Beatrice continuerà a considerare il principe Carlo Ugo come un membro della sua famiglia allargata. Irene dei Paesi Bassi porterà il diadema “Parma” in occasione delle nozze e poi spesso anche in seguito, nella sua forma originaria o con l’aggiunta, in mezzo al fiore centrale, di un grande  smeraldo rubino.

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Nel 1996 Cecilia di Borbone-Parma, una delle sorelle di Carlo Ugo, lascia in deposito il gioiello allo studio notarile Escargueil-Bouvat-Martin poiché è in corso una divisione ereditaria. Da quel momento del diadema non si sa più nulla. Nel 2003 il tribunale di grande istanza di Parigi riconosce la responsabilità dello studio notarile nello “smarrimento” e due anni dopo un collegio di esperti poiché è impossibile rifare ex novo un pezzo del genere, stabilisce che debba essere rimborsato un valore di 3.022.500 euro “in ragione non solo del valore dei diamanti, ma anche di quello storico”. Per loro si tratta del diadema della duchessa di Angoulême tout court e in effetti in altri ritratti (ad esempio questo qui sotto) la figlia di Maria Antonietta porta un diadema che vagamente ricorda quello sparito.

Angouleme

Ecco il motivo per il quale le ultime spose Borbone-Parma hanno portato diademi provenienti dalla famiglia materna che l’ex-regina Beatrice e l’attuale regina Maxima hanno sicuramente messo volentieri a disposizione visto l’affettuoso legame con questi nipoti e cugini.         

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Anne Marie, moglie del principe Carlo Saverio duca di Parma e Piacenza

Caroline

Carolina di Borbone-Parma

Margherita

Margareta di Borbone-Parma

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Victoria moglie di Jaime di Borbone-Parma

ps il diadema Borbone-Parma non è l’unico “sparito” mentre era nelle mani di persone fidate. Alcuni anni fa la regina Sonia di Norvegia ha affidato a Garrard per farlo ripulire il diadema della regina Maud, nonna di suo marito e figlia di re Edoardo VII. Anche questo prezioso gioiello è stato rubato, la Garrard lo ha rifatto identico e oggi la regina di Norvegia indossa una copia perfetta.

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Lo straordinario e misterioso zaffiro della regina Elisabetta

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E’ un po’ il suo marchio di fabbrica, non un piccolo vezzo da anziana signora un po’ demodé, ma un’abitudine presa quando era ancora una giovane donna. Ormai la spilla appuntata appena sotto la spalla sinistra fa parte è una delle consolidate cifre stilistiche di Elisabetta II e, potendo sceglie all’interno di una collezione si può dire sterminata, la regina si presenta ogni giorno con un gioiello diverso, perfettamente abbinato per stile e colori alla mise del momento o al luogo e all’evento.

In occasione della visita lampo a Roma del 3 aprile scorso, la sovrana ha sorpreso tutti con una spilla magnifica mai indossata prima. E siccome alla corte inglese nulla avviene per caso molti si sono chiesti il motivo di questa scelta che ha tutta l’aria di un omaggio all’Italia e ai suoi ospiti, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e papa Francesco. Sul suo cappotto di un delicato color lilla il blu profondo dell’enorme zaffiro circondato da brillanti è diventato un faro e un catalizzatore di attenzione e ovviamente gli appassionati si sono immediatamente attivati per scoprire origini e storia di questo splendido gioiello.

La spilla con l’immenso zaffiro ovale – qualcuno vuole azzardare una caratura? – viene quasi certamente dalla Russia e per essere più precisi dallo scrigno della zarina madre Maria Feodorovna che quando abbandona il paese riesce a portarsi dietro una parte della sua imponente collezione di gioielli. La zarina si ritira in Danimarca ospite poco gradita del nipote Cristiano X il quale avrebbe gradito che l’ingombrante zia mantenesse se stessa e il suo seguito con il ricavato dalla vendita dei gioielli; Maria – nata Dagmar – però rifiuta e tanto per non avere sorprese tiene la cassetta con tutti i suoi preziosi sotto al letto. Alla sua morte, nel 1928, le figlie Olga e Xenia le cui risorse economiche sono ormai ridottissime, decidono di vendere il tesoro della zarina e si rivolgono – o si fa avanti, la questione non è chiara – la regina Mary notoriamente molto appassionata di gemme che anni prima aveva acquistato, facendo ottimi affari, anche diversi gioielli della granduchessa Wladimir, vedova di uno zio di Nicola II. 

Realizzata secondo un disegno molto classico  – con uno zaffiro circondato da una complicata decorazione in oro giallo e da 18 diamanti – la spilla probabilmente aveva una gemella perché nel 2011 da Christie’s è passato in vendita un oggetto quasi identico come fattura anche se la pietra sembra leggermente più rettangolare. Nella scheda del catalogo di Christie’s il lotto viene descritto come “una impressionante spilla con zaffiro e diamanti”. Lo zaffiro tagliato a “cuscino” ha un peso di 130,50 carati e, secondo gli esperti della casa d’aste, dato il colore – definito “blue royal” – omogeneo, trasparente, ricco e particolarmente saturo, potrebbe venire dalla Birmania.  

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La gemella della spilla inglese (copyright foto: Christie’s)

Forse erano dei devant de corsage oppure ornamenti per gli abiti, ma Michel Bergagnini amministratore della pagina su Facebook Royal Jewel Fans Club ha pubblicato anche un ritratto in piedi della moglie di Alessandro III che al polso ha un bracciale di perle la cui chiusura sembra simile alla spilla in questione. Ad ogni modo i gioiello finito nella mani della regina Mary è rimasto nelle casseforti della casa reale inglese. La moglie di Giorgio V ha indossato la spilla in diverse occasioni, solo che avendo lei la tendenza a coprirsi di pietre preziose è difficile – anche nelle foto – identificare tutti i pezzi.

Lo straordinario zaffiro viene notato subito quando appare indosso alla nuora di Mary, Elizabeth, regina consorte di Giorgio VI. Fra l’altro la tonalità dello zaffiro è piuttosto particolare e ha al suo interno un tale spettro di colori e riflessi da renderla adatta sia per gli abiti blu che per quelli viola/lilla/glicine (e proprio per questo il 3 marzo quando la regina è scesa dall’aereo a molti è sembrata un’ametista); the Queen Mother, che adora le tonalità pastello e in particolare gli azzurri e i blu polverosi, porta lo zaffiro per il resto della sua vita anche in occasioni molto importanti, come il battesimo del nipote David, figlio della principessa Margaret.

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QueenMother

Alla morte dell’amata Queen Mum, nel 2002, la spilla sparisce per riapparire il 3 aprile del 2014 appuntata sul paletot di Elisabetta II. Perché mai la regina non ha mai indossato questo bel ricordo della nonna e della madre? Noi che siamo appassionati di gioielli e anche molto curiosi ci siamo subito posti la domanda: forse ha talmente tante di spille da non sapere cosa farne, magari aspettava un’occasione speciale o forse non era ancora nelle sue mani e l’ha ricomperata solo di recente? La spilla passata attraverso la casa d’aste non è sicuramente quella della regina e di questo gioiello non c’è traccia nel catalogo di oggetti venduti dai figli di Margaret.

L’altra risposta è che essendo questa spilla molto simile al famoso zaffiro regalato dal principe Alberto a Vittoria per le nozze nel 1840 Elisabetta II l’ha voluta “inaugurare” fuori dall’Inghilterra onde evitare che fosse confusa con l’altra.

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La spilla nuziale del principe Alberto è comunque leggermente più piccola e circondata solo da 12 diamanti; Vittoria l’ha inserita fra i gioielli della corona ed è stata indossata da tutte le regine. Alessandra, Mary, Elizabeth e ovviamente l’attuale sovrana. Questo zaffiro, oltre ad avere un colore bellissimo, ha un grande valore simbolico per la dinastia ed Elisabetta II ha scelto di portarlo in occasione di eventi davvero speciali come il battesimo del principe William nel 1982.

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SpillaAlberto

Anche un’altra splendida spilla della collezione reale proviene dalla collezione di Maria Feodorovna e in questo caso si tratta di un ritorno alle origini. Nel 1866 Dagmar di Danimarca sposa lo zarevič, futuro Alessandro III (dopo essere stata fidanzata al fratello maggiore precocemente defunto, ma questa è un’altra storia) e riceve come dono di nozze dalla sorella, la principessa di Galles, un bellissimo zaffiro cabochon montato su una spilla. La pietra di un blu perfetto, è messa particolarmente in risalto dalle due cerchi di diamanti; una perla a goccia completa la spilla che probabilmente è stata realizzata da un gioielliere inglese. Alla morte di Maria Feodorovna i gioiello viene messo in vendita dalle figlie e Mary, visto che si tratta di un dono proveniente proprio dalla famiglia reale, decide di acquistarla pagandola 2.375 sterline. La regina Mary porta spesso lo zaffiro della zarina e alla sua morte, nel 1953, lo lascia alla nipote Elisabetta II.

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Nel 1893 Maria Feodorovna, ancora zarina in carica, offre a Mary di Teck per le nozze con il futuro Giorgio V una piccola spilla con uno zaffiro cabochon quadrato e un diamante anch’esso quadrato. Le due pietre sono disposte a contrarié e circondate da una fila di piccoli diamanti che formano, nella parte terminale di ogni lato due onde. E’ un gioiello modesto rispetto ad altri della collezione di Mary e anch’esso oggi è di proprietà della regina Elisabetta.

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La sovrana inglese possiede anche altre spille con zaffiri che le sono state regalate o ha ricevuto in eredità dalla madre. Una pietra blu dal taglio quadrato decora una piuma di brillanti che è stata regalata alla principessa Elisabetta in occasione delle nozze nel 1947 dalla Carrington and Company Limited.

Elizabeth

The Sapphire Chrysanthemum Brooch è stata offerta alla principessa nel 1946 in occasione del varo di una nave la “British Princess” da sir James Laing della Laing & Sons Limited e dalla Anglo-Iranian Oil Company Limited. E’ tradizione che alle madrine delle navi venga regalato un gioiello importante a ricordo dell’evento. La spilla – il cui centro, se visto da lontano può sembrare un grande zaffiro mentre si tratta di piccole pietre incastonate l’una accanto all’altra – diventa famosa perché Elisabetta la indossa sul revers del tailleur di tweed che porta nelle foto ufficiali scattate durante la luna di miele a Broadlands. Nel 2007 la regina e il principe Filippo appaiono in una foto analoga ed la sovrana porta la stessa spilla.

phillip-new-2007

 

Dalla Regina Madre Elisabetta ha ereditato delle spille un po’ nel gusto degli anni ’30-’40 con pietre più piccole un disegno decisamente moderno, per esempio un fiore i cui petali sono costituiti da piccoli zaffiri. Secondo la storica Leslie Field – autrice di The Queen’s Jewels – si tratta di un regalo di Giorgio VI alla moglie per l’anniversario delle loro nozze. Un’altra spilla di Queen Mum oggi passata alla figlia è un grappolo d’uva nel quale ogni chicco è costituito da un diamante e il tutto decorato da un nastro di zaffiri tagliati a baguette.

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ps: in un primo momento la spilla era sembrata essere la chiusura del famoso chocker che la regina madre aveva regalato a Diana, ma come potete notare la pietra e la montatura sono molto diverse. 

DianaChocker

Grazie a tutti i lettori che hanno linkato le loro scoperte e in particolare ad Alex, Alessandro(Aigrette), Chloe e Laura e soprattutto alla regina Elisabetta la quale scegliendo questa spilla proprio per il viaggio a Roma ci ha dato modo di discutere tanto a proposito dei suoi meravigliosi gioielli.    

 

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I gioielli dei Romanov, Stefano Papi racconta lo splendore della corte imperiale

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Nella rappresentazione del potere monarchico i gioielli sono un’asserzione di potere e ricchezza, quindi di prestigio. Ma costituiscono anche un tesoro, una specie di fondo di garanzia, sul quale far conto nei momenti di crisi. Quanti re hanno impressionato gli ambasciatori stranieri facendo sfoggio di tutti i gioielli di famiglia, quante sovrane hanno venduto il loro scrigno per armare gli eserciti o sopravvivere in esilio? I Romanov in particolare, più di ogni altra dinastia, hanno fatto delle pietre preziose uno dei simboli del fasto della loro corte e Stefano Papi, gemmologo e grande conoscitori di gioielli reali, ce ne racconta la storia favolosa e anche drammatica in uno splendido libro I gioielli dei Romanov – La famiglia e la corte uscito di recente nella versione italiana (per i tipi di Skira) dopo il grande successo dell’edizione in inglese.

In quasi 350 pagine Papi analizza praticamente pezzi straordinari a partire dai documenti iconografici e ne ricostruisce la storia e il percorso. L’indagine, che prende in esame oggetti appartenuti a tutti i numerosi membri della dinastia, con una particolare attenzione a quelle che all’epoca erano stata delle vere e proprie collezioniste cioè la zarina Maria Feodorovna e la granduchessa Wladimir, è una affascinante caccia al tesoro fra le foto e i ritratti di corte di un patrimonio artistico e storico perduto per sempre e dei gusti e dello stile di un periodo.

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Grande appassionato di storia russa, Papi studia da molti anni le collezioni imperiali e ha un vasto archivio personale di foto e documenti che gli ha permesso di ricostruire molti passaggi e storie fino ad oggi perdute. “I gioielli della corona imperiale di Russia – scrive l’autore nell’introduzione – costituivano uno fra i più favolosi tesori appartenenti alle monarchie europee. Ripercorrendo la storia dell’ultimo zar Nicola II, della sua famiglia e della corte significa rivivere un’epoca di straordinario sfarzo e potere. La cultura russa ha sempre attribuito grande importanza ai gioielli. Il kokošnik, per esempio, il copricapo tradizionale a forma di aureola, era puntualmente decorato con fitti ricami, pietre e sfere colorate. L’usanza trova eco nei gioielli imperiali e soprattutto in una serie di diademi che, riprendendone la foggia, sfavillano delle pietre più preziose del Tesoro di Russia”.  

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Per un paio di secoli i discendenti di Pietro il Grande si sono coperti di oro, diamanti, zaffiri, rubini e perle d’ogni forma, misura, peso, ma questo splendore non è rimasto entro i confini della Santa Madre Russia, con il tempo, man mano che le granduchesse acquistano peso e interesse sul mercato matrimoniale europee, tutte le case reali incamerano gioielli di meravigliosa bellezza realizzati ex novo per la sposa di turno. Nel corso dell’Ottocento inoltre le collezioni dei Romanov acquistano interesse anche dal punto di vista artistico quando i più grandi gioiellieri del tempo vengono incaricati di realizzare opere uniche. Primo fra tutti Carl Fabergé con le sue raffinate creazioni per lo zar e la sua famiglia.

Con la rivoluzione i preziosi custoditi dai diversi membri della famiglia prendono due strade diverse: una parte, recuperata nei palazzi abbandonati in fretta e furia nel 1917, viene requisita dal governo sovietico e molti pezzi, usciti fortunosamente dalla Russia in modo anche rocambolesco, servono al mantenimento delle loro proprietarie e nel contempo permettono ad alcune accorte compratrici (vedi la regina Mary, consorte di Giorgio V) di fare ottimi affari. Discorso a parte per i gioielli della zarina Alessandra che insieme alle quattro figlie riesce a cucire nei corsetti i suoi preziosi più belli e di maggior valore. Previdente Alessandra Feodorovna pensa al futuro e a quando lasceranno la Russia probabilmente senza denaro ed altri mezzi di sussistenza. I bustini rinforzarti con oro, diamanti, perle e pietre preziose di ogni genere, vengono indossati dalle cinque donne durante tutti i loro spostamenti da una prigione all’altra, ma non serviranno alla loro salvezza, anzi saranno quasi uno strumento di tortura. La notte del 18 luglio 1918 nello scantinato di casa Ipatev a Ekaterimburg i corpetti “corazzati” delle granduchesse Olga, Tatiana, Maria e Anastasia fanno rimbalzare le pallottole del plotone di esecuzione e le ragazze sono finite da colpi di baionetta. Solo quando i corpi saranno svestiti per essere fatti sparire i carnefici si renderanno conto che i busti contengono un tesoro.

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Quasi tutti i gioielli sequestrati dai funzionari dei Soviet, considerati simbolo del vergognoso sfarzo zarista, sono smontati, le pietre vendute separatamente e le montature fuse, senza tenere conto alcuno del valore storico e artistico. Nel 1927 Christie’s vende 140 pezzi della collezione imperiale divenuta proprietà dello Stato e, fatto eccezionale, il governo sovietico si premura di catalogare e fotografare molti degli esemplari che Papi nel suo libro riproduce in grande formato affiancandole a quelle – spesso inedite – del periodo in cui sono stati indossati dalle zarine e dalle granduchesse. In questa vasta ricerca, che lo ha impegnato per anni, Stefano Papi ha dipanato i misteri dei gioielli imperiali di Russia, identificato pezzi di provenienza quasi sconosciuta o del tutto ignota, ha ricostruito la storia affascinante di questi preziosi oggetti e delle persone che li hanno indossati. Oltre ad analizzare il mutare degli stili, l’autore ci accompagna attraverso un’epoca aurea per poi seguire i superstiti della Rivoluzione, e i loro oggetti, presso le corti europee e a Parigi, dove trovano rifugio numerosi espatriati. È il racconto appassionante di un’epoca in cui il gioiello contribuì a elevare un’élite a un grado di esistenza quasi divina, rendendone tanto più drammatica la fine. 

Conclusa la parte ufficiale e seria  della recensione, che dirvi di più? E’ un libro straordinario – se amate i gioielli, se la vostra passione sono i modellini ferroviari lasciate stare  – a me è arrivato venerdì scorso e ho passato il week end immersa fra le sue pagine. Ho ritrovato gruppi di famiglia, personaggi noti e meno conosciuti, gioielli di cui avevo solo sentito parlare e finalmente la ricostruzione dettagliata di molti passaggi e spesso la collocazione odierna di alcuni pezzi celebri. Insomma da non perdere se vi volete fare un bel regalo in vista del Natale. Un libro da sfogliare, da ammirare (è corredato da immagini molto belle e molto grandi) ma anche da leggere con attenzione per scoprire finalmente tutti i segreti dei gioielli degli zar e forse anche capire qualcosa di più di un mondo assurdamente sfarzoso in un paese immerso nella miseria più nera. 

Poi visto che si avvicina il Natale e che questo è stato un anno denso di emozioni ho deciso di fare un regalo ai lettori di questo blog… è una piccola sopresa, ma per scoprirla dovete andare sulla FOTO DEL GIORNO che rimarrà invariata fino a domenica 15 dicembre. 

Uno dei gioielli del libro di Papi è lo zaffiro enorme finito in Romania, la sua storia la trovate qua http://www.altezzareale.com/2012/01/22/gioielli-reali2/lo-zaffiro-della-regina-di-romani/

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Quale sarà il diadema della regina Maxima?

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Diamanti, perle, zaffiri o rubini? Per Maxima non deve essere stato semplice scegliere, perché come futura regina dei Paesi Bassi in tutte e quattro le categorie ha davvero solo l’imbarazzo della scelta. Sul diadema che la bella argentina, che dal 2002 è la moglie del principe ereditario, indosserà il prossimo 30 aprile per la cerimonia dell’insediamento del nuovo re Willelm Alexander, il mistero è totale, ma di sicuro Maxima ci stupirà ancora una volta, con il suo stile, il suo fascino e i suoi gioielli. Willelm Alexander, primo uomo sul trono dopo 123 anni di regni matriarcali, sarà sobrio come si confà a un elegante giovin signore: frack con cravatta e gilet bianco e sulle spalle il sontuosissimo mantello di velluto cremisi bordato di ermellino creato 170 anni fa per l’antenato Guglielmo II. Davanti al nuovo sovrano, su un tavolo, saranno disposti i pochi gioielli ufficiali della corona olandese: una corona in argento dorato e pietre (finte), lo scettro e il globo. Tutto qua. Allo sfarzo simbolico ci penserà Maxima che indosserà – si spera, ma la cerimonia ufficiale è prevista per il pomeriggio quindi ci sono buone probabilità – uno dei magnifici diademi della casa reale, ma quale?

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Le Regalie dei regno dei Paesi Bassi

L’ultima regina consorte ad aver partecipato alle cerimonie per l’intronizzazione del marito è stata la prima moglie di Guglielmo III, Sofia, nel 1849, ma non ci sono immagini dell’evento. Quando è toccato alle regine, Juliana e Beatrice, solo Wilhlemine e Beatrice sono apparse in diadema, mentre Juliana ha scelto come ornamento una parure (collier, orecchini, braccialetti e devant de corsage) di rubini e diamanti.

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La giovane regina Wilhelmina con il manto di ermellino

Maxima, che come noto ama moltissimo i gioielli e approfitta spesso del favoloso scrigno della suocera, ha diverse opzioni e molto probabilmente porterà una delle tiare che fino ad oggi sono state in uso esclusivo della regina. Un segnale insomma, un passaggio delle consegne non solo virtuale, ma anche concreto. In genere la regina vedova – la douarière – passava più o meno volentieri alla nuora o alla nuova regina consorte, tutti i gioielli importanti, simbolo stesso della regalità e le cronache (e i pettegolezzi di corte) raccontano spesso con dovizia di particolari, di trasferimenti non proprio immediati, di liti, ripicche e discussioni (celebre quella fra la zarina vedova Maria Feodorovna e la zarina Alessandra, madre e moglie di Nicola II) a non finire. Al di là del loro valore intrinseco e, spesso, decisamente incalcolabile, i gioielli reali simboleggiano il prestigio della nazione, sono l’emblema tangibile della potenza, sono ornamento, ma anche asserzione di un’autorità che non è solo puro e semplice esercizio di potere, ma anche sacro dovere. Sofia di Spagna, una regina sempre molto attenta agli aspetti simbolici e di “rappresentazione” del suo ruolo, non ha mai indossato il diadema – da lei considerato segno della regalità – fra l’assunzione al trono nel novembre del 1975 e l’approvazione della nuova Costituzione.

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Le opzioni sono diverse anche perché oltre all’aspetto puramente storico e dinastico, mi sono anche dei motivi sentimentali. Una delle scelte della futura regina potrebbe essere la TIARA CON I BOTTONI DI PERLE, un diadema di perle e diamanti che è il risultato di molte trasformazioni e ha per lei un doppio valore affettivo perché è parte della sua tiara nuziale ed è lo stesso ornamento usato dalla suocera per la sua intronizzazione nel 1980. La base, formata da una ghirlanda a festone posata su un bandeau di diamanti (che secondo alcuni è quello che rimane di un gioiello appartenuto alla principessa Sophia del Wurtemberg moglie del futuro re Guglielmo III, ma non sembra corrispondere del tutto) e le cinque punte sono decorate da altrettanti motivi con fiori di diamanti formati da una perla mabé e circondata da petali di brillanti, il tutto a formare una margherita. I bottoni sono in effetti delle spille, provengono dall’eredità della regina Sophia, prima moglie di Guglielmo III e Wilhelmine le usa spesso come tali. Negli anni ’50 del Novecento probabilmente la regina Juliana decide di farli diventare l’ornamento di una tiara che appare per la prima volta nel 1966, indossata dalla suocera la principessa Armgard di Lippe, in occasione della festa la sera prima del matrimonio di Beatrice. L’anno dopo la sorella minore di Beatrice, la principessa Margriet, porterà il diadema il giorno delle sue nozze.  Nel 2002 Maxima chiederà di sostituire i bottoni con cinque stelle di brillanti per indossare il diadema con il suo abito da sposa, ma in seguito porterà il gioiello anche nella versione con le perle.

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Il giorno delle sue nozze Maxima indossa la base della tiara, sostituendo ai bottoni di perle cinque stelle di brillanti che fanno parte dello scrigno reale e sono sempre state portate come ornamento per i capelli o come spille.

Maxima invece non ha mai indossato la TIARA WÜRTEMBERG o TIARA DI PERLE E DIAMANTI di cui, fino ad oggi, Beatrice si è riservata l’uso esclusivo anche perché si tratta del diadema delle sue nozze. Imponente e sontuosissima ha un’origine non molto chiara, forse è stata offerta come dono di nozze dallo zar Alessandro I di Russia alla sorella Anna Pavlovna in occasione del matrimonio, nel 1816, con il principe ereditario dei Paesi Bassi, futuro Guglielmo II. Più probabilmente la versione originale di questo diadema risale al 1839 e viene realizzata a Stoccarda dal gioielliere Khun per essere offerta dal re del Würtemberg alla figlia Sophia che sta per sposare il futuro Guglielmo III. Alla morte della regina i suoi gioielli passano al figlio Alexander che però non salirà mai al trono perché premuore al padre lasciando tutto alla sorellastra la futura regina Wilhelmine. Nel 1897, in vista del suo insediamento uffiiciale come sovrana al compimento dei diciotto anni, Wilhelmine fa rielaborare questo splendido gioiello che con i suoi archi acuti, le sue punte e le sue volute, risente del gusto per il neo gotico e lo porta nella sua prima foto ufficiale. Il diadema può essere indossato in quattro modi diversi: con 11 perle a goccia su altrettante punte, con 5 o 6 perle sempre a goccia o rotonde sulle punte o fra l’uno e l’altro degli archi, oppure senza perle aggiuntive. Juliana porterà poche volte questa tiara che invece è una delle preferite di Beatrice tanto da sceglierla (completa di tutte le sue undici perle) il giorno delle sue nozze per fermare un ricco e vaporosissimo velo di tulle. Negli ultimi hanno la regina l’ha portata più spesso senza per aggiunte.

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Anche la TIARA MELLERIO, fino ad oggi indossata solo dalle regine in carica, potrebbe essere una delle possibili scelte di Maxima per il giorno dell’intronizzazione. Realizzata nel 1881 dal parigino Mallerio detto Meller (celebre fornitore delle case reali) questo favoloso diadema in cui sono incastonati 655 diamanti sudafricani è il pezzo forte di una straordinaria parure di zaffiri e diamanti offerta alla giovane regina Emma dal marito re Guglielmo III di cui fanno parte, oltre alla tiara, un collier, un devant de corsage e due braccialetti. Il diadema, realizzato su un disegno del 1867 di un altro gioielliere francesem Oscar Massin, ha una base formata da 30 zaffiri del Cachemire, incastonati al centro di motivi romboidali e separati tra loro da fiori di giglio stilizzati in diamanti. Il motivo centrale, removibile, composto da un grande zaffiro taglio cuscino, circondato da diamanti e da due altri zaffiri più piccoli, era una spilla appartenuta, pare alla regina Anna Pavlovna. Sormontata da un fiore di giglio che termina con tre grandi solitari, la tiara ha una particolarità: la fila dei motivi romboidali è sormontata da sottili steli realizzati con la tecnica delle papilles tremblantes. Questi steli a loro volta hanno sulla punta ventotto enormi solitari che tremano al minimo movimento della testa creando un effetto molto particolare. La regina Emma lascia la preziosa parure direttamente alla nipote Juliana, la regina Wilhelmina dunque non porterà mai il diadema, ma considerandolo troppo pesante verso il 1928 fa sostituire la montatura in oro con una più leggera in platino. Juliana e Beatrice invece useranno spesso questo magnifico ornamento, ma la seconda eviterà di indossare insieme tutti i pezzi della parure. Nel 2004 Mabel Wisse Smit per le sue nozze con Johan Friso, secondo figlio di Beatrice, indossa una versione semplificata e ridotta della tiara di zaffiri e diamanti. Mellerio ha fornito anche una “armatura” più piccola e leggera, una specie di scheletro al quale possono essere incastonati singoli brillanti in gradazione a formare un gioiello piccolo, elegante e semplicissimo.

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E infine ultima, ma non certo per importanza, ecco la TIARA STUART, forse la più prestigiosa e imponente di tutta la collezione olandese, che deve il suo nome a un enorme diamante a goccia che ne ormai la sommità.

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Il diadema è infatti costruito proprio intorno a questa pietra incredibile che pesa quasi 40 carati (39.75 per essere precisi) dal colore azzurrino abbastanza raro, specie alla fine del XVII secolo quando viene tagliato montato per lo stathouder Guglielmo d’Orange il quale, nel 1690, lo offre alla moglie Mary Stuart. L’anno prima Mary, una delle figlie di Giacomo II, era diventata regina d’Inghilterra quando la “Gloriosa rivoluzione” caccia il padre. Maria II non regna da sola, ma vuole accanto a sé anche il marito – Stuart per via materna – che prende il nome di Guglielmo III. Il diamante orna gli abiti di corte della sovrana fino alla sua morte nel 1694, ma dopo la morte di Guglielmo nel 1702 torna nelle mani degli Orange nonostante l’opposizione di Anna, sorella della defunta. Un processo decide che il preziosissimi diamante, benché chiamato “Stuart” è in effetti una proprietà della casa olandese e a questa deve tornare. All’inizio del XIX secolo un gioielliere inglese fa della pietra il pendente di un collier costituito da enormi diamanti, ma nel 1879 l’anziano Guglielmo III fa creare un nuovo gioiello sempre con lo “Stuart” come pietra principale. Alla morte del padre nel 1890 Wilhelmine ha solo dieci anni e quindi viene deciso che la sua intronizzazione avverrà solo al compimento della maggiore età. E per dare maggiore solennità all’evento la nuova regina indossa una parure creata per l’occasione con i diamanti più belli della collezione olandese. Oltre al collier, alla spilla e al devant de corsage un gioielliere olandese crea un diadema enorme fatto di volute e archi in cui sono incastonate molte grandi pietre, fra cui dieci diamanti tondi taglio “rosa” e che ha, sulla sommità, proprio lo “Stuart”. Wilhelmine indossa la tiara, insieme al mantello di corte, nella Nieuwe Kerk il giorno del suo insediamento ufficiale e poi di nuovo (ma in forma più “semplice” e senza lo “Stuart” e le altre grandi pietre sulla sommità) il giorno delle sue nozze con il principe Henrik di Mecklemburg-Schwerin il 7 febbraio 1901 e anche sua figlia Juliana lo metterà spesso nonostante il peso e l’aspetto imponente; Beatrice invece proprio a causa del peso non l’ha mai portato. Secondo il giornalista francese Vincent Meylan – famoso esperto di gioielli reali – Maxima che ama molto il diamanti e le parure vistose, potrebbe scegliere proprio questo insieme che pare sia stato affidato a un gioielliere per essere “sistemato”.  

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La regina Emma con lo “Stuart” montato come pendente di un collier

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Gli altri post sui  reali dei Paesi Bassi

L’abdicazione

Wilhelmina, la regina di ferro

Maxima, la sposa che viene dall’altro mondo

Mabel, una sposa con i fiocchi

La tragedia del principe Friso

I 40 anni di Maxima

Ricette reali: il dulche del leche della futura regina

copyright foto: Getty Images, PdV, Hola.com, Zimbio

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Maxìma dei Paesi Bassi e i gioielli storici degli Orange-Nassau

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Sorpresa di fine maggio: Alex, amico romano, lettore e commentatore assiduo, grande appassionato di gioielli si è messo a guardare con attenzione lo scrigno della neo – be’ ormai mica tanto neo, è passato più di un anno – regina Maxìma la quale oltre a godere di riserve familiari pressoché inesauribili ha il vezzo di modificarle e aggiustarle a suo gusto. Ha iniziato con il diadema delle nozze e da allora continua a proporci nuove edizioni di gioie vecchie di almeno un secolo. Buona lettura e grazie ad Alex.

Fra le collezioni di gioielli appartenenti alle case reali europee quella degli Orange-Nassau è senza dubbio  fra le più notevoli e rilevanti, ma soprattutto è fra quelle più complete giunte ai nostri giorni.  La presenza sul trono dei Paesi Bassi di regine regnanti che si sono succedute senza interruzioni per ben 123 anni è stata fondamentale per il mantenimento e l’ampliamento della collezione, poiché esse non solo hanno provveduto alla conservazione e trasformazione dei pezzi famigliari, ma anche nell’acquisto di nuovi elementi.

Il fattore tuttavia fondamentale grazie al quale oggi la famiglia reale dei Paesi Bassi gode di un grande scrigno cui accedere è stata la decisone negli anni ’60 da parte della regina Giuliana di creare una fondazione nella quale far confluire i pezzi più importanti della famiglia, tramandati da una regina all’altra e spesso giunti in Olanda secoli fa a seguito di matrimoni dinastici o creati per celebrare occasioni solenni della monarchia. Se infatti da quasi un secolo non si è mai posto il problema della spartizione dei gioielli famigliari, essendo quasi tutti confluiti nelle mani della regina Guglielmina ed essendo la regina Giuliana figlia unica, ora a Giuliana si pone il problema di come dividerli fra le sue quattro figlie e, per evitare dispersioni e probabili incomprensioni, decide di seguire l’esempio delle Fondazione Bernadotte creata dai sovrani svedesi e di raccogliere tutti i gioielli più importanti in una fondazione, la Fondazione della Collezione Storica della Casa di Orange-Nassau (Stichting Historische Verzamelingen Huis van Oranje-Nassau). Si decide che il monarca in carica sarà a capo della fondazione e che tutti i membri femminili della famiglia reale potranno usufruirne secondo un ordine di accesso, determinato dal ruolo dinastico rivestito e dagli impegni ufficiali ricoperti, ed è per questo motivo che alcuni pezzi particolarmente importanti vengono indossati unicamente dalla regina regnante e dalla regina consorte. Tramite questa intelligente soluzione la regina Giuliana salva un immenso patrimonio storico e artistico, garantendo a tutte le donne di famiglia delle generazioni presenti e future non la proprietà, ma la possibilità di adornarsi con straordinari gioielli legati alle loro antenate. E’ un espediente talmente ben riuscito che sembra che in seguito verranno aggiunti alla collezione anche nuovi pezzi; ad esempio la regina Beatrice vi inserirà la tiara in diamanti a forma di ghirlanda di alloro ricevuta come dono personale per il suo diciottesimo compleanno. 

Se la regina Giuliana ama adornarsi dei numerosi gioielli della collezione indossandoli alternativamente e accostandoli in maniera originale sfruttandone la versalità ed adattabilità, negli ultimi decenni saranno solo la regina Beatrice e la sorella Margriet ad attingere alla collezione, visto il ruolo defilato della sorelle Irene e Christina e l’assenza di altre figure femminili; entrambe le sorelle Beatrice e Margriet sceglieranno con frequenza solo alcuni gioielli, quelli più vicini al loro gusto personale, ma mentre Beatrice, che non ama esibire le parure complete, li indosserà in combinazioni tradizionali, Margriet tenterà in questi ultimi anni alcuni riusciti esperimenti, dimostrando abilità nel variare la scelta dei pezzi e il modo di indossarli.

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Ma è proprio nell’ultimo decennio che vengono riscoperti, indossati con fantasia ed innovati anche altri e quasi dimenticati gioielli della collezione, grazie al gusto della principessa Laurentien e soprattutto della principessa prima e regina ora Maxima, amante dei gioielli e abilissima nel creare nuove combinazioni e varianti di essi, guidata da un gusto eccellente e da una personalità decisa che le permettono di padroneggiare questo vasto patrimonio di gioielli senza mai essere eccessiva o fuori ruolo. In molte occasioni, durante il suo ruolo di principessa dei Paesi Bassi, Maxima ha stupito con nuove combinazioni di gioielli e nel tempo ha mostrato padronanza nello scegliere i pezzi della collezione e nell’accostarli uno all’altro, oltre ad aver abbinato ad essi anche pezzi di nuova acquisizione e di sua personale proprietà, di differente valore, spesso originali ed inconsueti, rendendo ancora una volta e evidente la sua grande passione per i gioielli; divenuta regina consorte, Maxima fin dal giorno dell’inaugurazione del marito Willelm Alexander continua a stupirci rivitalizzando pezzi poco visti della collezione e facendoci sperare di poter presto rivedere una fra le più maestose e preziose parure della famiglia: la Diamond House Parure, da decenni nelle casseforti reali.

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Il 30 aprile 2013, in occasione dell’inaugurazione del marito Willelm Alexander, Maxima indossa l’importante tiara di diamanti e zaffiri facente parte della parure di diamanti e zaffiri realizzata nel 1881 (Sapphire Parure), su ordine del re Guglielmo III,  per la regina Emma, la quale la indosserà il giorno dell’inaugurazione della regina Guglielmina. 

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La tiara, creata su un disegno di Oscar Masin del 1867 e formata da  655 diamanti sudafricani a taglio brillante per un totale di 242 carati e da 33 zaffiri del Cashmere per un totale di 155 carati, si sviluppa intorno ad un elemento centrale (indossabile anche separatamente) costituito da una spilla appartenuta alla regina Anna Pavlovna, formata da uno zaffiro a taglio cuscino circondato da due zaffiri più piccoli e da cinque diamanti per lato; le parti laterali invece si sviluppano  in piccoli archi circondanti ciascuno uno zaffiro, sormontati da un grande diamante e alternati da diamanti disposti a forma di giglio: eliminando l’elemento centrale è prevista la possibilità di unire la parte destra e sinistra per creare una tiara più piccola, una sorta di ornamento per capelli, mai indossata finora. Un’originale caratteristica del gioiello consiste nel fatto che i diamanti apicali sono disposti “en tremblant “, sorretti cioè da molle verticali che ne permettono un leggero movimento, così da catturare la luce e brillare ulteriormente e sempre gli stessi diamanti apicali possono essere smontati e rimontati su un’altra tiara (originariamente sormontata da diamanti scuri), tiara che verrà indossata per la prima volta dalla principessa Mabel il giorno del suo matrimonio.

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Maxima, indossando la tiara per la prima volta, apporta una modifica sostanziale: oltre ad avere aggiunto alla struttura di sostegno in platino una parte metallica per renderla più stabile, toglie la parte sommitale centrale costituita da tre diamanti a forma di giglio o di piuma, sostituendola con un unico grande diamante, così da conferire alla tiara linearità nella parte alta, dandole un aspetto più solenne ed equilibrato.

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Il 16 aprile 2010, in occasione della cena di gala per il settantesimo compleanno della regina Margrethe II di Danimarca, Maxima indossa una nuova tiara di zaffiri e diamanti: si tratta del collier (choker in origine e poi allungato) facente parte della parure di diamanti e zaffiri creata nel 1881 (Sapphire Parure), su ordine del re Guglielmo III,  per la regina Emma.

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Il gioiello si compone di una fila di piccoli diamanti sormontati alternativamente da zaffiri circondati da diamanti disposti secondo due C specchiate, sormontate a loro volta da altri piccoli diamanti e alternate da piccoli gigli, seguendo un disegno delicato e leggero, seppur elaborato.   Al collier, privato della parte posteriore in diamanti e ora tiara grazie ad una semplice struttura metallica, sono stati aggiunti alla sommità cinque elementi romboidali, ognuno dei quali costituiti da uno zaffiro centrale circondato da diamanti, provenienti da un altro collier, quello facente parte delle parure regalata dalla popolazione dei Paesi Bassi alla regina Guglielmina nel 1901 (Queen Wihelmina’s Wedding Gift Parure) come dono di nozze; quest’ultimo collier fu poi smantellato, data la sua imponenza,  per ordine della regina Giuliana nel 1962, anno della morte della regina Guglielmina, per creare nuovi gioielli più facilmente indossabili da offrire alle proprie figlie a ricordo della nonna scomparsa, fra i quali anche gli orecchini indossati da Maxima il giorno dell’inaugurazione di Willelm Alexander.

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La nuova tiara di diamanti e zaffiri fu indossata per la prima volta nel 2009 non da Maxima, bensì dalla principessa Margriet, che la indosserà anche in occasioni successive, e che ancora una volta dimostra, al pari di Maxima, notevole abilità nel reinterpretare i gioielli di famiglia.

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Il 4 aprile 2014, in occasione della cena di gala offerta dai sovrani dei Paesi Bassi ai sovrani di Svezia per celebrare i 400 anni di relazioni diplomatiche tra i due paesi, la regina Maxima indossa per la prima volta un gioiello storico della casa d’Orange: il devant de corsage di diamanti e zaffiri della regina Emma. Ricevuto come dono di fidanzamento da Guglielmo III nel 1878 e aggiunto in seguito alla parure di diamanti e zaffiri questo meraviglioso gioiello a forma di fiocco a tre volute contiene un enorme zaffiro ovale di taglio cuscino circondato da un giro di diamanti (e adagiato all’interno di un altro giro di diamanti) appartenuto alla regina Anna Pavlovna più un altro zaffiro pendente più piccolo, sempre ovale, staccabile.Per l’evento Maxima sceglie  di indossare il gioiello senza il pendente e soprattutto di sostituire lo zaffiro centrale circondato da diamanti con un grande quarzo citrino ovale perfettamente inseribile proveniente da un’altra spilla già indossata da Maxima (Diamond and Citrine Brooch), creando di fatto un nuovo inaspettato gioiello.

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Il grande zaffiro ovale è stato in passato indossato separatamente più volte: dalla regina Giuliana, dalle figlie Beatrice e da Margriet. Per dimensione, forma e colore può essere anche confuso con il grande zaffiro rettangolare che abbinato ad una piccola spilla in diamanti a forma di fiocco (Small Diamond Bow Brooch) Maxima porta il 25 gennaio 2002 durante una cena di gala nei giorni precedenti al proprio matrimonio e il giorno dell’inaugurazione del marito Willem Alexander.

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Il primo febbraio 2014, a Rotterdam, il giorno successivo  al settantaseiesimo compleanno della regina Beatrice, si celebrano i trentatre anni di regno della ex sovrana, festeggiamento che era stato rinviato a seguito della morte del principe Friso. Per l’evento Maxima indossa la Diamond and Sapphire Bow Brooch o Stomacher, una grande spilla in diamanti a forma di fiocco con al centro uno zaffiro rettangolare circondato da diamanti, alla quale può essere o meno sospeso un altro notevole zaffiro dalla forma ovale sempre circondato da diamanti.

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Lunga circa 14 centimetri, la spilla fu creata per la regina Guglielmina fra il 1895 e il 1900 utilizzando gli zaffiri della regina Anna Pavlovna ed è stata indossata per l’ultima volta dalla regina Beatrice nel 1981 durante la sua visita di stato in Lussemburgo; Maxima sceglie di indossarla senza lo zaffiro pendente e all’altezza della vita, in una posizione insolita ma di grande effetto, abbinandola ad uno dei due bracciali della Wedding Gift Parure della regina Guglielmina (unici pezzi rimasti intatti e solo lievemente modificati della parure) e agli orecchini a forma di 8 creati nel 1962 con la pietre della Wedding Gift Parure e indossabili in varie combinazioni.

Alessandro Calabresi

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Copyright foto: Getty Images, P.P.E.

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Maxima dei Paesi Bassi e i gioielli storici degli Orange Nassau – II

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Ed ecco a voi – con molto ritardo rispetto ai programmi iniziali, ma la colpa è solo mia e anche di alcuni fatti di cronaca – la seconda parte del post sui gioielli della regina Maxima dei Paesi Bassi. Ancora una volta grazie ad Alessandro Calabresi aka Alex, grande appassionato di gioie reali che ci permette di curiosare nello scrigno preziossissimo e ricchissimo degli Orange-Nassau. 

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Nel 2003, e in seguito in altre occasioni, Maxima indossa una tiara mai vista prima in casa Orange-Nassau: la Diamond Festoon Tiara; si tratta della parte principale di un collier (Diamond Festoon Necklace) montata a tiara su una struttura già esistente nella cassaforte famigliare, che riprende il disegno di una tiara indossata da Ortensia de Beauhrnais, regina d’Olanda come moglie di Luigi Bonaparte. Il gioiello nella sua forma originaria a collier, costituito da una riviére in diamanti con pendenti cinque festoni o elementi a V con grandi diamanti circolari al vertice e un diamante circolare all’interno, venne acquistato ad Amsterdam per 115.000 fiorini, una somma enorme al tempo, da Guglielmo III, che lo regalò alla figlia Guglielmina nel 1889 quando ella aveva solo nove anni.

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Il collier nella sua imponente forma iniziale è stato indossato numerose volte, oltre che dalla regina Guglielmina, dalla regina Giuliana, dalla principessa Margriet e dalla regina Beatrice, mentre oggi, smontati i cinque elementi a festoni per creare una tiara semplice ma di notevole bellezza e dal gusto leggermente medioevale, indossata anche dalla principessa Margriet, la restante riviére in diamanti viene indossata sia da Maxima che dalla regina Beatrice.

Maxima presidente cinese 1
Il 23 marzo 2014, durante la cena di gala per il ricevimento del presidente cinese Xi Jinping, Maxima indossa uno dei più importanti gioielli della famiglia: il devant de corsage in perle e diamanti (Diamond and Pearl Stomacher)di Katarina Pavlovna di Russia, proveniente probabilmente dalla madre Sofia Dorothea di Wuttemberg (Maria Feodorovna di Russia per matrimonio) e passato poi alla figlia Sofia, cugina e prima moglie di Guglielmo III.

Mxima presidente cinese particolare

Il gioiello di così antica provenienza e probabilmente realizzato fra il 1800 e il 1820, è caratterizzato da un fiocco in diamanti contenente cinque rari diamanti rosa brasiliani a taglio cuscino, dal quale è sospesa una perla a goccia e due fili di diamanti che sorreggono un altro piccolo fiocco in diamanti con grande diamante centrale, che sorregge a sua volta due fili di diamanti di diversa lunghezza con perla a goccia finale.
Si tratta di un gioiello molto importante e di non facile vestibilità, poco utilizzato negli ultimi anni nella sua forma completa poiché, al contrario della regine Guglielmina e Giuliana, Beatrice lo ha indossato prevalentemente nella sua forma ridotta, vale a dire solo nella parte del grande fiocco in diamanti, al quale ha aggiunto direttamente o le tre perle o tre diamanti provenienti dal devant de corsage della House Diamond Parure, così da poterlo utilizzare più facilmente come spilla.
Maxima, che lo aveva già indossato varie volte con il solo fiocco superiore senza nessun pendente, decide in questa occasione di mostrarlo nella forma completa con una piccola variante, ponendo cioè alla stessa altezza le due perle finali, così da diminuirne seppur di poco la lunghezza ed indossarlo come spilla, forse forzando la natura del gioiello ma raggiungendo un ottimo risultato.

Beatrice gala inaugurazione

Nel 1898 il sultano del Kutai regala alla principessa Guglielmina, in occasione delle sua inaugurazione a regina dei Paesi Bassi, una tiara in oro e diamanti in stile hindu-javanese, realizzata nei pressi di Jakarta dai gioiellieri Van Arcken & Co.; il gioiello è costituito da un bandeau semicircolare in oro su cui sono inseriti due giri di piccoli diamanti, ai quali vengono sovrapposti cinque elementi rimovibili in oro e diamanti, tre più importanti di forma triangolare (maggiore quello centrale contenente tre grandi diamanti) e due più piccoli costituiti da tre elementi floreali, essendo il fiore a cinque petali il motivo ricorrente dell’insieme.

Maxima bracciale
Il dono ha il chiaro scopo di sottolineare il legame tra la regione Indonesiana e i Paesi Bassi, che dal XVII secolo governano il territorio delle Indie Orientali Olandesi, ed è per tale motivo che sia l’oro che i diamanti della tiara (caratterizzati da un taglio chiamato Banjarmasin) provengono dalla regione del Borneo, così come il disegno d’insieme, ispirato ai rilievi raffiguranti dee hindu presenti nel grande complesso degli antichi tempi induisti di Prambanan, nell’isola di Java.
Data la particolarità del gioiello, lontano dallo stile e dai canoni europei degli altri gioielli della collezione reale olandese, esso fu indossato nella versione completa forse una sola volta dalla regina Guglielmina e in seguito, probabilmente intorno agli anni ’60, smontato per renderlo più attuale, rimodellando il bandeau semicircolare in un bracciale ed utilizzando i cinque elementi come spille, ciondoli o orecchini, cosa che la regina Beatrice farà molto spesso, accostando ad essi anche altri pezzi della collezione di famiglia.

Maxima Lussemburgo orecchini
Maxima ha indossato questi gioielli insoliti in molte occasioni e soprattutto il giorno del matrimonio religioso del granduca ereditario del Lussemburgo, nel quale ha stupito tutti indossando, insieme ad un alto ed eccentrico copricapo piumato, tutti i pezzi della Borneo tiara: il bandeau trasformato in bracciale, l’elemento centrale come spilla in vita e gli altri elementi come grandi orecchini pendenti (già sperimentati dalla principessa Laurentien), unendo insieme con equilibrio ed eleganza questi originali gioielli di famiglia.

Maxima Lussemburgo spilla
Il 27 maggio 2011 in occasione del concerto di gala per il festeggiamento dei suoi 40 anni Maxima indossa un gioiello che da tempo non veniva più esibito: il corsage – aigrette in diamanti della regina Emma (Diamond Ears of Wheat Corsage). Nel 1879 infatti la giovane moglie di Guglielmo III riceve come dono di nozze dalla cognata Sofia dei Paesi Bassi (granduchessa di Sassonia-Weimar-Eisenach per matrimonio) una grande spilla – corsage costituita da dodici spighe di grano in diamanti in successione, al termine di ognuna delle quali pende un diamante più grande.

Aigrette2

La regina Emma, vedova e reggente per la figlia Guglielmina, indosserà il gioiello come ornamento per capelli, così come anche la nipote Giuliana, la quale lo indosserà anche come spilla in differenti modalità nel corso degli anni ‘50; dopo decenni , la principessa Magherita riporterà alla luce il gioiello nel 2001 durante un ballo a New York, indossandolo fra i capelli come aigrette, ma passerà inosservato fino a quando non sarà indossato, sempre come aigrette, da Maxima per il suo compleanno.

Aigrette

Successivamente Maxima indosserà questo gioiello così particolare e di non facile vestibilità come spilla adagiata all’altezza della spalla, sfruttandone appieno la flessibilità.

Maxima gala per i 25 anni di regno della regina Beatrice
La famiglia reale olandese dispone di un’interessante collezione di acquemarine, fra cui una elegante tiara in stile art déco, un collier sautoir, un bracciale, spille e vari orecchini pendenti, di volta in volta indossati in combinazioni differenti ed interessanti; fra questi tuttavia il pezzo che svetta per dimensioni ed imponenza è senza dubbio il pendente con grande acquamarina a forma di pera circondata da diamanti, regalato nel 1937 alla principessa Giuliana dal principe Bernardo di Lippe-Biesterfeld come dono di nozze.
Sospeso ad un sottile filo in oro bianco con brillanti nella parte terminale (tanto che l’insieme prende il nome di Aquamarine Pendant Necklace), il gioiello è stato uno fra i più apprezzati dalla regina Giuliana, amante delle acquemarine, che lo ha indossato numerose volte, in combinazione anche con giri di perle, prestandolo solamente in alcune occasioni alla principessa Irene.

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La regina Beatrice non ha mai indossato il gioiello nella sua forma originaria, legato cioè alla lunga e sottile catena, ma singolarmente come pendente di una riviére in diamanti, una combinazione riuscitissima che verrà replicata anche dalla principessa Irene e dalla principessa Maxima. Quest’ultima indosserà il pendente anche come collier nella sua forma originaria accorciata e come spilla appesa alla spilla in diamanti a forma di fiocco della regina Guglielmina (Small Diamond Bow Brooch), la stessa alla quale Maxima appende il grande zaffiro ovale dello stomacher della regina Emma il giorno dell’inaugurazione di Willelm Alexander. La principessa Laurentien la sera prima dell’inaugurazione del cognato indosserà il magnifico gioiello ancora in un’altra forma, come pendente del devant de corsage in diamanti della Diamond House Parure, una grande spilla a forma di elaborato fiocco, alleggerito per l’occasione della parte superiore e finalmente indossato dopo decenni.

MaximaWeddingTiara

Il 2 febbraio 2002, giorno delle proprie nozze, per fermare il proprio velo e sottolineare il suo nuovo status di principessa, Maxima utilizza una bellissima e delicata tiara con cinque stelle in diamanti mai vista prima in casa Orange; non si tratta tuttavia di un nuovo gioiello, bensì di un adattamento creato per l’occasione della Pearl Button Tiara, realizzata nel 1965 su ordine della regina Giuliana con le spille a forma di fiore (una perla centrale circondata da nove petali in diamanti) appartenute alla regina Sofia, ereditate dal figlio Alessandro e poi giunte alla sorellastra di questi, la regina Guglielmina.
Dal momento della sua creazione la tiara riveste un ruolo importante nella famiglia Orange-Nassau, poiché, oltre ad essere stata spesso indossata dalla regina Giuliana (che la presta anche alla suocera Armgard di Lippe-Biesterfeld), è quella scelta dalla principessa Margriet il giorno delle nozze e soprattutto dalle regina Beatrice il giorno della sua inaugurazione, e forse anche in virtù di questo ruolo centrale è stata scelta nel 2001 per essere parzialmente modificata e venire indossata dalla nuova principessa ereditaria dei Paesi Bassi.

tiara 2

Conservando la base originaria, anch’essa appartenuta alla regina Sofia, e caratterizzata da un festone in diamanti ripreso in cinque punti, si decide di sostituire le cinque spille in perla e diamanti con cinque spille a forma di stelle di diamanti a dieci punte intorno ad un diamante centrale di taglio brillante, spille che a partire dal centro della tiara diminuiscono in grandezza verso l’estremità. Delle stelle non si conosce l’esatta provenienza ma molto probabilmente furono tra quelle regalate come dono di nozze alla regina Emma nel 1879 da parte dei nuovi parenti Wieds e Sassonia-Weimar-Eisenach; la difficoltà nel determinare l’esatta provenienza sta nel fatto che lo scrigno degli Orange-Nassau comprende ben tre set di stelle in diamanti (il primo comprende 1 stella a dodici punti e 4 a dieci punte, il secondo comprende 5 stelle a dieci punte di differente grandezza, il terzo comprende 3 stelle a dodici punte) ed è quindi difficile in assenza di indicazioni precise determinare quali di questi furono ricevuti dalla regina Emma in dono. Di sicuro le stelle utilizzate della nuova tiara sono le stesse inserite nell’originale retina per trattenere i capelli indossata dalla regina Giuliana il giorno della propria inaugurazione, così come sono le stesse stelle che Maxima porterà fra i capelli durante il giro in battello che i nuovi sovrani effettueranno la sera della propria inaugurazione. La tiara indossata dunque da Maxima il giorno delle nozze racchiude in sé il ricordo sia dell’inaugurazione della regina Beatrice (nella base) sia dell’inaugurazione della regina Giuliana (le stelle) e in effetti questo nuovo gioiello, dal valore simbolico così forte, sarà indossato più volte unicamente da Maxima e solo recentemente dalla principessa Margriet.

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Un gioiello molto poco indossato nella famiglia reale olandese è la piccola tiara in diamanti o pettine (Small Diamond Tiara o Hair Combs) regalata alla regina Guglielmina dal marito Enrico di Meclemburgo-Schwerin tra il 1900 e il 1905 e forse realizzata da un gioielliere olandese.
Dal disegno semplice e raccolto, è costituita da una fila di diamanti alternati da diamanti più piccoli, sormontati alternativamente da quattro diamanti più piccoli a forma di fiore e da due diamanti posti uno sull’altro.

Maxima Singapore 1
Indossata una sola volta dalla regina Guglielmina (stando alle fotografie pervenuteci), questo ornamento per capelli a forma di tiara è stato riscoperto da Maxima, che lo ha indossato in due differenti versioni: come fermacapelli stile anni ’60 per una cena di gala durante una visita di stato a Singapore nel gennaio 2013 e in un’altra occasione in modo molto originale, come guarnizione sopra uno chignon, sfruttando al meglio la forma del gioiello ed esaltandone la sua raffinatezza ed eleganza.

Alessandro Calabresi

Maxima Singapore particolare 2

La prima parte del post la trovate qui http://www.altezzareale.com/2014/05/28/gioielli-reali2/maxima-dei-paesi-bassi-i-gioielli-storici-degli-orange-nassau/

Le immagimi sono state reperite su Pinterest

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Spice boy

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HarryNZ

Il principe Harry sta facendo una trionfale tournée in Nuova Zelanda, ovunque viene accolto da folle festanti e da ragazzine innamorate. Il rosso piace e come fa notare il ragazzino della foto è il color “ginger” è la spezia della vita.

Oggi non riesco a fare altro – ma l’avevo promesso a una lettrice/amica virtuale/collega che ama molto Harry – ma fra domani e dopodomani cerco di caricare altre foto e i link alle gallery del viaggio di questo ex ragazzino terribile che ha fatto qualche sciocchezza ma adesso sembra perfettamente a suo agio nel ruolo di ambasciatore della giovane generazione reale.

Se voplete seguire Harry questo è il link diretto alla pagina ufficiale di Clarence House http://www.princehenryofwales.org/

A adesso vi lascio che domani abbiamo organizzato un pic nic risorgimentale – giardini di villa Nappi a Polverigi (An) a partire dalle 16 e 30 – e devo preparare un cestino ottocentesco. Se volete seguire l’evento troverete molte foto su Facebook e anche nel mio profilo Instagram (finalmenteeeeee)  https://instagram.com/marinaminelliar/

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Cifra Reale a Torino

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Copertina-CIFRA-REALE
Giovedì 21 maggio 2015 l’Associazione Immagine per il Piemonte presenta – ore 18 Sala Principe Eugenio in via Legnano 2/b a Torino – CIFRA REALE il libro che Danila Satta ha scritto insieme al principe Amedeo di Savoia. A parlare di questo “uomo normale che ha potuto vivere eventi straordinari e conoscere persone straordinarie” ci saranno Chicca MORONE, Vittorio G. CARDINALI, presidente dell’associazione, e Alessandro SALA invitato nella sua qualità di grande esperto dei Savoia e collaboratore (nonché corrispondente da Torino) del blog Altezza Reale.

Gli altri post sul libro

http://www.altezzareale.com/2014/12/06/letture-reali/cifra-reale/

http://www.altezzareale.com/2014/12/16/ultimi-articoli/a-firenze-con-il-duca-una-giornata-con-amedeo-di-savoia-aosta/

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Cento anni fa iniziava la Prima Guerra Mondiale

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Vittorio_Emanuele_III

Il 24 maggio di cento anni fa i soldati italiani passavano il Piave e il nostro Paese entra ufficialmente in guerra contro gli ex alleati Germania e impero Austro-Ungarico. Mio nonno Ezio Fiori, che quel giorno compiva 20 anni, era fra quei ragazzi mandati a morire. Lui è stato fortunato, è tornato e ci ha raccontato qualcosa di quella terrificante esperienza nelle trincee, ma in realtà non ci ha detto molto, forse perché sperava di dimenticare.

Un pensiero ai nostri nonni e bisnonni che hanno combattuto in quel macello che oggi si chiama Prima Guerra Mondiale.

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Prosit

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Ottawa

Ecco una donna che sa come si fa la regina: in gita a Ottawa con il marito – ah come dite? il re in carica sarebbe lui? – ha tirato fuori dal caveau uno dei diademi più belli delle collezione olandese, la “Peacock Tiara” con tutto il resto della parure abbinata e massimo dello chic persino lo smalto era in pendant. E come dice il mio amico Claudio: “salute squinzie”.

I post di Alex sui gioielli storici degli Orange-Nassau

http://www.altezzareale.com/2014/05/28/gioielli-reali2/maxima-dei-paesi-bassi-i-gioielli-storici-degli-orange-nassau/

http://www.altezzareale.com/2015/01/17/ultimi-articoli/maxima-dei-paesi-bassi-e-i-gioielli-storici-degli-orange-nassau-ii/

 

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E grazie all’Expo 2015 ecco a voi le cucine reali a Firenze e in Piemonte

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In tutto questo fiorire di interesse per il food prima o poi qualcuno doveva accorgersi che la cucina storica ha essenzialmente origini reali perché nel passato l’arte culinaria era un affare per pochi eletti. La maggioranza delle persone, che cercava di sopravvivere alle carestie, alle guerre e alle epidemie, non aveva né il tempo né i mezzi per elaborare in modo fantasioso gli alimenti. Il cibo, spesso scarso e sempre molto costoso, veniva cotto e non cucinato, nel senso di elaborato.
Proprio per questo motivo le invenzioni della gastronomia e le novità in termini di alimenti sono passate quasi tutte per le cucine dei castelli e dei palazzi reali. Infatti molti grandi piatti, celebri ancora oggi, sono nati proprio per soddisfare i palati di re e regine. I quali, inoltre, si potevano permettere cibi raffinati, spezie esotiche e ovviamente i cuochi più bravi.
Nei secoli le cucine reali sono state un luogo nel quale sperimentare e creare ricette e anche diffondere la conoscenza di certi alimenti o di piatti apprezzati ancora oggi. Fra l’altro i banchetti erano una dimostrazione di lusso e quindi manifestazione di potere e prestigio e le invenzioni culinarie servivano anche per stupire gli ospiti.

Grazie alla food mania e in concomitanza con l’Expo di Milano il cui tema è, appunto, il cibo in alcune celebri dimore storiche italiane sono state “riscoperte”, valorizzate e, nel caso di Firenze anche restaurate, le antiche e immense cucine.

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A Palazzo Pitti il “cucinone”, uno degli ambienti più curiosi – e meno noti – dell’antica reggia, è diventato parte integrante del percorso museale della Galleria Palatina. Il restauro dell’area, situata al piano nobile dell’edificio, è frutto dalla collaborazione tra le Direzioni della Galleria Palatina e dell’Ufficio Tecnico della ex-Soprintendenza per il Polo Museale Fiorentino e l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze che ha sostenuto il progetto. Il rinato “cucinone” sarà visibile solo attraverso visite accompagnate, a cura della Direzione del museo, che presenteranno l’ambiente così come si è sedimentato nel tempo, quindi con “testimonianze” storico-artistiche, architettoniche e perfino cromatiche proprie dell’età medicea, di quella lorenese e, infine, di quella dei Savoia, che hanno fatto del palazzo mediceo la reggia della capitale del Regno d’Italia tra il 1865 e il 1870.

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Grazie al restauro l’enorme cucina voluta dal granduca Ferdinando I si presenta in tutto il suo splendore con gli enormi camini, ai forni, ai lavabi, i lucenti utensili usati per allestire i sontuosi pranzi della corte medicea e recuperati da vari depositi.
Infine all’angolo formato da due antichi tavoli da lavoro della “cucina comune”, è stata inserita una visibile Natura morta con fiasco, dipinto del XVII secolo attribuito al Pensionante di Saraceni.

Acquistato nel 1549 da Cosimo I de’ Medici e Eleonora di Toledo, insieme al terreno retrostante, destinato a divenire il Giardino di Boboli, Palazzo Pitti viene dotato di nuove cucine per ordine di Ferdinando il quale fa sistemare un complesso di stanze, stanzini, corridoi e cortili, separato dall’edificio principale e collegato a esso da un ponte coperto, come appare chiaro nella “lunetta” dipinta da Giusto Utens dedicata proprio a Palazzo Pitti e a Boboli.
Le notizie documentarie sui lavori alle nuove cucine, iniziati intorno al 1588, terminano nel 1599; è probabile quindi che si sia voluto concluderne la costruzione in tempo utile per esser pronti ad accogliere degnamente i numerosi invitati che, nell’autunno dell’anno successivo, affollarono la reggia durante i festeggiamenti per le nozze di Maria de’ Medici con Enrico IV di Francia.

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In quel momento il nuovo spazio funzionale risponde perfettamente alle prescrizioni che la trattatistica contemporanea detta per tali spazi: “siano spaciose, e di buona altezza; acciò che non si riscaldino facilmente, né acciechi il fumo, o del foco, o delle cose che si cuoceno: si facciano in volto per assicurarle da gli incendi e per il bagnare, e perché non rendino rumore; oltre che saranno anco più fresche”.
Nel mezzo secolo successivo, e in particolare tra il 1631 e il 1640, le cucine vengono inglobate nel palazzo che si estende verso Porta Romana; nel periodo lorenese l’area delle cucine subì numerose e sostanziali trasformazioni architettoniche.
Leopoldo II di Lorena e, dopo di lui, i Savoia, preferiscono abitare nella moderna e ariosa palazzina della Meridiana piuttosto che nei sontuosi appartamenti granducali. Anche dopo il passaggio del palazzo allo Stato italiano (1919) e fino agli anni Quaranta alcuni esponenti del ramo cadetto degli Aosta hanno i loro appartamenti a Pitti; a Vittorio Emanuele di Savoia-Aosta viene riservato il quartiere posto all’estremità sud della Meridiana, che da lui prese il nome di Quartiere del Conte di Torino. In seguito il “cucinone” finisce con l’essere abbandonato e trasformato in deposito permanente degli arredi dismessi della Galleria Palatina.

Utens

Iniziato nei primi mesi del 2015, il restauro del “cucinone” di Palazzo Pitti ha preso il via dalla limitata sola ripulitura delle superfici procedendo successivamente con la rimozione degli strati incoerenti, scoprendo tutti quegli stupendi dettagli che trasformano il sito da luogo di lavoro a raffinato ambiente che riserva continue scoperte di manufatti artistici destinati esclusivamente ai ceti più abbienti vissuti nelle passate stagioni. La scoperta di sgargianti colori rinvenuti sotto le più recenti tinteggiature confermano la “stoffa” del grande apparato. L’elemento di maggior spicco evidenziato proprio dal restauro – e sopravvissuto alla prima fase di costruzione dello spazio – è senza dubbio il camino sulla parete meridionale, il primo e il maggiore dei tre esistenti, costituito da una gran cappa centrale che doveva accogliere fuochi, e fornelli più o meno stabili e nelle ali laterali da due forni circolari; tali forni, che possiamo immaginarci continuamente in opera, sono purtroppo spariti in epoche posteriori ma sono documentati nelle planimetrie di questi locali. La grande cappa era completamente dipinta di un rosso cupo e si stagliava così sulle pareti più chiare della cucina. La sua struttura, probabilmente, è frutto dell’ingegno di Bernardo Buontalenti (mai troppo amato da Ferdinando I) che proprio in quel “cucinone” volle realizzare un camino che nelle dimensioni, nella natura disegnativa dei conci, capziosi e potenti insieme, e nel vuoto conturbante della grande cappa buia, sembra ancora impregnato del terribile spirito michelangiolesco alla Sagrestia Nuova.

Stupinigi

Dal 1 giugno al 31 ottobre alcune delle Residenze Reali di Torino e Piemonte si mostrano con le visite tematiche “La Dispensa del Re” in concomitanza di Expo 2015. Il Piemonte vanta un patrimonio inestimabile, un insieme di palazzi, ville, castelli che abbracciano secoli di storia in grado di offrire ai visitatori percorsi artistici, culturali oltre che esperienze enogastronomiche. L’insieme delle Residenze Reali, 21 in tutta la regione, costituisce infatti un unicum a livello europeo, riconosciuto come Patrimonio Mondiale dall’Unesco nel 1997. Un patrimonio dalle enormi potenzialità turistiche e dalle molteplici chiavi di lettura: quali erano le abitudini alimentari dei sovrani; come venivano preparati i sontuosi banchetti; cosa si produce all’interno delle Corti? Queste e altre curiosità saranno svelate partecipando alle visite tematiche attraverso un calendario di appuntamenti che varia da residenza a residenza.

Per agevolare la fruizione di questa serie di eventi, Regione Piemonte e Turismo Torino e Provincia hanno ideato la ROYAL CARD – valida 48 ore per adulto e bambino sotto i 12 anni al costo di €37,00 – che consente:
• l’ingresso presso 3 residenze reali a scelta tra Palazzina di Caccia di Stupinigi, Castello di Rivoli, Reggia di Venaria e Giardini e Castello della Mandria, Castello
Ducale di Agliè, Castello di Racconigi, Palazzo Madama, Villa della Regina;

• utilizzo per 48h del bus turistico City Sightseeing Torino con 3 differenti percorsi:
Linea A “Torino Centro”, Linea B “Torino Inedita”, Linea C “Residenze Reali”; • riduzione del 10% sul Royal E-Bike tour, percorso con bicicletta a pedalata assistita
verso alcune Residenze Reali dotate di pista ciclabile;

• sconto del 10% sull’iniziativa golosa “Merenda Reale®” presso il Castello di Rivoli
e il Caffè Reale di Palazzo Reale.

Ecco infine il calendario visite tematiche “LA DISPENSA DEL RE”

Castello di Rivoli
“A tavola con il Re. Una residenza, la sua storia e i suoi protagonisti”
Tutte le domeniche e giorni festivi alle ore 16.30

Reggia di Venaria
“Visita alle cucine reali e al Potager Royal”
Dal martedì al venerdì ore 9-17, sabato e domenica ore 9-19

Palazzina di Caccia di Stupinigi
“Da Stupinigi al resto del mondo”
Secondo sabato del mese, ore 14.30 e ore 16
Famiglie al museo, partiamo per un viaggio intorno al mondo; Sulle tracce degli
animali in Palazzina; cosa bolliva in pentola?”
Prima e terza domenica di luglio, settembre e ottobre, ore 15 e ore 16.30
Focus: Il cibo e la terra nella Corona di Delizie”
12 luglio alle ore 15 e ore 16.30

Palazzo Madama
“Visita al giardino di Palazzo Madama”
Dal martedì alla domenica ore 10-18 (ultimo ingresso ore 17)
Villa della Regina
“Il vigneto di Villa della Regina”
9 e 23 Giugno, 14 e 28 Luglio, 11 e 25 Agosto, 8 e 22 Settembre, 13 e 27 Ottobre
ore 10

Castello di Racconigi
“Visita alle cucine reali di Racconigi”
Sabato e domenica 14.30- 17.30

Castello di Agliè
“Alla scoperta delle cucine dei duchi di Savoia”
Visita guidata alle cucine, tutti i venerdì ore 16 e sabato ore 10,00

Castello de La Mandria
“Al gusto di Rosa”
20 giugno, ore 18,30
Buongiorno Maestà”
20 settembre, ore 10,30

PER INFORMAZIONI E PRENOTAZIONI:
Turismo Torino e Provincia Contact Centre 011.535181
www.turismotorino.org – www.residenzereali.it

grazie a Dora per la segnalazione della riapertura del “cucinone di Palazzo Pitti. I dati e le notizie vengono dal comunicato stampa ufficiale del Polo museale fiorentino.

Copyright foto Palazzo Pitti: Polo museale fiorentino.

Copyright foto Stupinigi: blog Aimant

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